Quando pensiamo all’imprenditoria la prima immagine che ci viene in mente è di un manager in giacca, cravatta e Blackberry che dirige l’azienda di famiglia. Eppure c’è un altro lato di tutto questo, una faccia della medaglia più delicata ma al contempo frizzante: l’imprenditoria femminile.
Durante gli ultimi cinque anni le aziende sono diminuite dello 0,33%, mentre quelle a direzione femminile solo dello 0,06% (5 volte meno!): questo denota una capacità tutta rosa di resistere ai periodi più difficili, di reinventarsi, di non mollare.
Saranno i numerosi secoli di gestione di casa, figli, spese e vacanze ad aver fatto sbocciare una classe d’imprenditoria così tosta e capace di puntare sui cavalli giusti? O forse le donne ci vedono un po’ più lungo e affidano alle loro aziende tecnologie all’avanguardia, idee innovative e rispetto dell’ambiente?
La ricetta giusta pare essere questa: in tempi di crisi vincono le idee semplici, dirette, che sfruttano le nuove forme di energia e inquinano il meno possibile. E le donne lo sanno! A volte si tratta di primi progetti, perché il lavoro dopo la laurea tende a scarseggiare, ma spesso sono donne adulte, stanche di un lavoro che non dà loro adeguate soddisfazioni, a voler rivoluzionare la loro vita e intraprendere un nuovo percorso. Grazie alla legge 215/92 da anni l’imprenditoria rosa è favorita e sospinta anche da progetti regionali.
In pratica si cerca di ovviare a secoli di lontananza delle donne dall’ambiente imprenditoriale con corsi teorici e pratici e finanziamenti anche a fondo perduto, perché l’investimento pare dia ottimi risultati!
Un esempio per tutti, molto made in Italy, è quello di Vittoria Bono che tra uno swap party e l’altro ha deciso di dar vita al suo sogno: una collezione di abiti “in comune” a noleggio settimanale ad un prezzo very cheap.
L’idea nasce dal budget limitato di molte giovani donne che vogliono però essere trendy ed eleganti ogni giorno dell’anno. Si paga una quota mensile che non è nulla di più del lavaggio in lavanderia di un singolo abito (circa 4 euro), poi ogni settimana si possono scegliere 7 abiti da giorno diversi, negli stili più disparati.
Il miracolo della giovane imprenditrice bresciana, poi, è anche ecologico: la linea E.Go è condivisa, quindi abbatte il consumismo, il problema del cambio di taglia e delle mode passeggere. Si, perché ogni stagione i vestiti cambiano e ne sbocciano di nuovi. Il segreto sta quindi nell’inseguire un sogno non ricercando solamente un ritorno economico, ma investendo in tempo ed energie per creare qualcosa di veramente nuovo e prezioso. Cosa che le donne sanno fare al meglio.
Erika Pompili