Comincio dalla fine, a scrivere questo articolo, da un epilogo che tutti conoscono, perciò non rischio di rovinare il finale. Marisa Bellisario, la prima donna manager italiana, è morta nel 1988, a 53 anni, lasciando, oltre che parole di ammirazione da tutti coloro che la conoscevano, una sorta di “ricetta” per poter fare carriera. Pur essendo stata scritta più di vent’anni fa, la sua formula rimane attuale.
Nonostante il suo grande impegno lavorativo, il primo ammonimento da lei lanciato era : “La carriera non è l’obiettivo primario”, seguito da : “Non credere che l’azienda sia il confine del mondo”.
Queste frasi rivelano una donna curiosa della vita che la circonda, in prima linea nella sua attività manageriale ma non disposta a sacrificare il resto, cioè la famiglia e le sue radici, che rimanevano sempre il traguardo a cui tornare.
Tra le sue priorità, però, il lavoro aveva grande peso, e se non fosse stato così non sarebbe arrivata tanto in alto.
La sua carriera è cominciata subito dopo la laurea, quando, assunta da Olivetti, si è spostata a Milano dal Piemonte, la sua terra, per approdare ad un settore per l’epoca quasi sconosciuto. Era il 1959 e si cominciava a parlare di computer. L’elettronica, perciò, ha rappresentato l’esordio di Marisa Bellisario nel mondo del lavoro, facendone una mosca bianca.
Si trattava di una donna, laureata in Economia e Commercio, e già per questo rara, che si avvicinava ad un mondo completamente maschile. Sarà stata guardata di traverso, dai suoi “colleghi” di corso, ma lei aveva dalla sua una qualità che le ha permesso di abbattere i pregiudizi. Fin da quei primi mesi di formazione, si è distinta per la sua capacità professionale e manageriale fuori dal comune, che le hanno permesso di farsi strada in un ambito non suo. Il suo biglietto da visita e il suo allora scarno curriculum erano sostenuti da una personalità forte e determinata, testimoniata dalla sua idea di come fare carriera.
“Non pensare di fare carriera soltanto grazie a padrini, spinte e raccomandazioni”, recita infatti un’altra delle sue regole. Quale altro avvertimento potrebbe essere più moderno? Forse quest’altro : “Non guardare dall’alto chi fa politica o attività sindacale”. Cosa voleva esprimere Marisa Bellisario? Due concetti fondamentali, basati sulla consapevolezza delle proprie capacità come unica spinta, insieme a entusiasmo e voglia di imparare, e sull’importanza di una collaborazione in più ambiti per poter arrivare a risultati notevoli. Nessuno è più importante di nessun altro, qualsiasi ruolo ha una dignità e rilevanza da non sottovalutare.
Il rispetto, quindi, per il lavoro altrui, e l’umiltà hanno costituito la chiave del successo di questa donna, abile manager, intelligente, arguta, tenace, come la descrivevano in molti, ma soprattutto capace di rimanere con i piedi per terra e mescolarsi nella vita vera e quotidiana. Lei stessa, infatti, aveva confessato in un’intervista di non riuscire ad avere un rapporto freddo con i suoi collaboratori e di cercare sempre il dialogo. Sicuramente la sua umanità deve aver colpito chi lavorava con lei, ma, a certi livelli, non bastava.
Per questo, nella stessa intervista, la Bellisario ammetteva di sapere quando bisognava “essere spietati”. Questo suo lato è emerso soprattutto quando nel 1980 è entrata a far parte, dopo anni in Olivetti, dell’Italtel, prima in qualità di codirettore e poi, nell’anno successivo, di amministratore delegato unico. La situazione non era delle più semplici, poiché l’azienda, con 30.000 dipendenti e 30 aziende, si trovava in grave perdita, ma la Bellisario ha affrontato questa sfida con coraggio cambiando, su 300 dirigenti, addirittura 180. Decisione difficile, ma che ha permesso ad Italtel di diventare una moderna azienda elettronica, con un bilancio in attivo.
Non era la prima volta che questa donna riusciva a risanare i bilanci di un’azienda, poiché le era successo anche a New York, per la OGE (Olivetti General Electric) prima e per la Olivetti Corporation of America poi, ma quella in Italtel è stata la prima come amministratore delegato, carica che le ha permesso di vincere, nel 1986, il premio di manager dell’anno.
Ad osservare le sue fotografie e a guardare le interviste da lei rilasciate, si nota che Marisa Bellisario aveva sempre il sorriso sulle labbra, ed allora capisco perché la chiamavano la “Signora di ferro con la faccia d’angelo”. Una donna da ammirare e da usare, ancora oggi, come esempio.
Vera Moretti