Le questioni di famiglia, si sa, sono roba complicata. Vuoi o non vuoi, tra parenti c’è sempre quella strana situazione di cortesia che però spesso copre mille piccoli problemi, e che confusione quando i parenti sono davvero tanti!
Gli intrecci si moltiplicano, i problemi idem, e valli a sentire! E se di mezzo c’è del denaro, e anche un’azienda? Beh, non resta che mettersi le mani ai capelli o…. fare come Michael Bluth e rimboccarsi le maniche. Anche se, nel caso di Michael la situazione è ancor più ingarbugliata perché, a voler ben guardare… l’unico normale della famiglia è proprio lui!
Questa è la storia di Arrested Development (“Ti presento i miei” in italiano): Michael è un giovane uomo, vedovo e padre di un bambino. La sua situazione non è delle più felici, ma sicuramente se la cava, anche perché riesce piuttosto bene nel suo ruolo di manager dell’azienda di famiglia, la Bluth Company, che produce case prefabbricate.
Grazie a lui, l’azienda ha mantenuto un profilo dignitoso, e il pane non è mai mancato, ed è anche per questo che Michael si aspetta, dopo tanto duro lavoro, una promozione: il padre, presidente dell’azienda, sta infatti abbandonando l’azienda, e non ci sarebbe stata occasione migliore per avere l’ambita nomina.
Peccato che George, il padre, decida di non fare andare le cose come Michael spera, e nomina come presidente Lucille, madre di Michael. Poche chiacchiere, grande delusione: Michael decide che è la volta buona per andarsene, lasciare l’azienda e rifarsi una vita assieme al figlio, magari in Arizona.
Possono le cose andare per il verso giusto?
Naturalmente no. E infatti, a bagagli pronti e ultimi dettagli organizzati, Michael viene richiamato dentro dal padre, che… è stato arrestato per frode e bancarotta, reati derivati dalla sua mancanza di criterio nel gestire i fondi di famiglia.
Così, Michael si ritrova di nuovo in carriera e a gestire situazioni via via sempre più inverosimili: improbabili alleanze con Lindsay, sorella gemella che adora dissipare i suoi averi, vanitosa e in perenne crisi con il marito; alterchi con George, fratello irresponsabile, e incredibili discussioni con Buster, fratello minore, mai davvero cresciuto e viziato dalla madre fino allo sdegno.
Pluripremiata, questa serie è da non perdere sebbene sia stata interrotta alla terza stagione, per l’estrema simpatia e la sagacia che la caratterizza rendendola veramente originale.
Caterina Damiano