A volte, anche le azioni più eclatanti passano in secondo piano o, addirittura, nessuno sembra notarle.
E’ ciò che accade nei confronti di Irom Sharmila, una donna indiana che vive nel piccolo stato di Manipur e la cui storia, benchè sensazionale, non è mai uscita dai confini della sua terra di nascita.
Questa donna di 49 anni, infatti, ha cominciato uno sciopero della fame 11 anni fa (era il novembre del 2000) contro gli abusi dell’esercito nelle regioni del nord est.
La lady di ferro di Manipur, chiamata così per la sua ostinazione e caparbietà, è ora agli arresti in ospedale, dove i medici la nutrono attraverso un sondino inserito nel naso.
Da quando la sua storia è stata resa pubblica e ha fatto il giro del mondo, in molti la chiamano “la nuova Gandhi” per le sue proteste sempre pacifiste e mai violente. Ciò nonostante, la sua situazione critica viene trattata con indifferenza da parte della classe politica e dei media indiani.
Anche se la donna pesa ormai 37 chili e il suo corpo è ridotto allo stremo, con muscoli ed organi interni atrofizzati, la sua lotta per i diritti umani continua.
Il suo scopo è ottenere la revoca delle leggi speciali chiamate Armed Forces Special Powers Act (Afspa) introdotte nel 1958, attraverso le quali le forze di sicurezza possono opporre una linea dura contro la guerriglia separatista nel nord est e nel Kashmir, senza riconoscere diritti nei confronti di chi protesta.
Per la sua vicinanza alla filosofia di Gandhi della non violenza, Irom Sharmila ha aderito al movimento anti-corrotti di Hazare. Eppure non le è stato permesso di unirsi all’agitazione a Nuova Delhi, anche se il pacifista, ormai conosciuto anche al di fuori dell’India, si è impegnato ad andare a trovarla quando sarà dimessa dall’ospedale.
Ma chi è Irom Sharmila? Nata in una famiglia povera, ultima di nove fratelli e con la passione per la poesia, non ci ha pensato due volte ad iniziare la sua crociata nel giorno in cui 10 persone innocenti furono uccise mentre si trovavano ad una fermata dell’autobus a Malom, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo di Imphal.
Quella scena l’ha segnata a tal punto da decidere di fare qualcosa “per migliorare la vita della mia gente“.
E’ stata arrestata più volte, prima per tentato suicidio, un reato che prevede una pena di un anno di carcere, ed è stata sottoposta ad alimentazione forzata fino al rilascio. Ma appena fuori, la giovane ha ricominciato lo sciopero della fame ed è così nuovamente finita dietro le sbarre, fino ad arrivare ai giorni nostri, con un unico intervallo nel 2006, quando si è recata a Nuova Delhi a pregare sul mausoleo del Mahatma Gandhi. Ma per poco, perchè la polizia l’ha prelevata quasi subito e trasferita in ospedale per nutrirla.
Ora che la sua storia ci è nota, non sappiamo se le cose cambieranno e se la sua voce verrà ascoltata, noi però siamo rimasti colpiti dall’ostinazione e dalla scelta, da parte di questa donna, di rinunciare alla sua vita per difendere quella di molti altri.
Vera Moretti