di Roberta RESTRETTI
Il Resto Umile World Tour di Checco Zalone altro non è che un ulteriore e becero spaccato di tv italiana.
Utilizzare drammatiche vicende di cronaca per accendere i riflettori su di sé e, ancora peggio, fare audience è ormai una brutta abitudine nel panorama mediatico italiano. Nel 2010 fu Povia che al Festival di Sanremo gareggiò con una canzone che trattava la triste storia di Eluana Englaro, già vittima di lunghe contestazioni da parte dei media e dell’opinione pubblica, e infine diventata merce di scambio per una banale platea. Per non parlare del caso Marrazzo, uno scandalo trattato nel peggiore dei modi da parte di numerosi programmi televisivi. Ma quello che sta succedendo da una settimana a questa parte ha davvero dell’incredibile, per non dire vergognoso.
Il comico Checco Zalone, all’anagrafe Luca Medici, recentemente è tornato in TV con un nuovo show tutto suo su Canale 5, il Resto Umile World Tour. Due serate, il 2 e il 9 dicembre, che altro non sono che un adattamento per il piccolo schermo dello spettacolo teatrale, con in più alcune novità. Una di queste, l’agghiacciante parodia di Michele Misseri, lo “zio di Avetrana” che un anno e mezzo fa seppellì il corpo di Sarah Scazzi.
«È satira sociale: zio Michele sarà invitato a “Cotto e mangiato” e ogni tre secondi cambierà versione sugli ingredienti. Mi sento meno sfigato di quelli che ci hanno mangiato sopra fino ad ora. Io eliminerò ogni riferimento alla vicenda delittuosa», così si giustifica il comico pugliese. Ma come si può parlare di satira sociale? Come si può affermare che verranno eliminati i riferimenti alla vicenda delittuosa quando solo pronunciando il nome di Michele Misseri si rabbrividisce pensando a ciò che è stato capace di fare a una ragazzina di soli 15 anni?
Non definirei Checco Zalone uno “sfigato”, piuttosto una persona dalla nulla sensibilità e incapace di mettere il suo talento al servizio di qualcosa che possa divertire e far sorridere, perché questo dovrebbe essere il senso della sua professione. Ci sono mille spunti su cui fare satira sociale, e dare visibilità a un omicida non era davvero necessario. Zalone non ha meno colpe di tutti quelli che a parer suo “ hanno mangiato sopra alla vicenda” speculando sul dolore di una famiglia e sulla morte di una povera ragazza.
E la cosa più preoccupante è che nessuno si è indignato della scelta di Checco Zalone impedendogli di portare avanti una simile oscenità. I dirigenti Mediaset si sono solo preoccupati di “garantire la fascia protetta” lasciando parolacce e linguaggio sboccato, tipici della comicità del comico, negli ultimi blocchi del programma. Probabilmente la famiglia di Sarah Scazzi, quella che ha pianto la sua morte e che ancora non riesce a darsi pace, avrebbe preferito ridere per una parolaccia o una sarcastica polemica sulla politica italiana piuttosto che vedere in scena ancora una volta l’uomo che ha distrutto per sempre la loro vita.