L’identikit dell’imprenditoria vincente del 2010? E’ quello di una giovane donna del Sud Italia e delle isole. Nel Meridione, infatti, il settore del terziario è quello che ha retto di più nel 2010 creando persino delle nuove iniziative. E’ quanto emerge da uno studio de ilsole24ore.biz: la giovane imprenditrice del Sud Italia ha saputo fronteggiare al meglio i problemi storici per le mamme-lavoratici, ovvero l’accesso al credito, il riconoscimento della maternità o i diritti pensionistici.
“Nel terziario le donne, pur con molti sacrifici, hanno retto nel periodo di crisi meglio degli uomini forse perché più abituate a ragionare in termini di economia reale” – ha spiegato la presidente nazionale di Terziario Donna Marilù Galdieri – “Ma è indubbio che le difficoltà esistano e siano molte, a cominciare dalle disparità di guadagno, dal mancato riconoscimento della maternità e dei diritti pensionistici, dalla mancanza di servizi per conciliare vita privata e lavoro”.
Di pari opportunità e di difficoltà per l’imprenditoria femminile noi di TheWoman vi abbiamo parlato in più di una occasione, eppure sembra che la tempra di cui siamo fatte noi donne, in particolare nel settore dei servizi e del terziario, sia particolarmente tenace, al punto che non solo le donne del Sude sono state le artefici dell’implemento del settore nel corso del 2010, ma le giovani donne provenienti proprio dal Sud e dalle Isole hanno saputo superare le difficoltà derivate dall’accesso al credito, dal riconoscimento della maternità o dai diritti pensionistici.
Ma il nostro identikit della imprenditrice del 2010 non si ferma qui: “In particolare resta aperto il capitolo “accesso al credito”. A parità di solidità aziendale, l’imprenditrice incontra maggiori difficoltà a essere considerata un interlocutore affidabile su cui investire da parte delle banche” – ha ancora osservato la Galdieri.
I numeri. Vediamo insieme qualche numero che ci dimostra l’operato delle nostre colleghe più energiche:
- Nonostante le difficoltà, il terziario al femminile ha tenuto meglio di altri settori negli ultimi cinque anni
- e con un -1,3% a fronte di un calo del 6,8% nell’agricoltura e del 7% nell’industria.
- Nel Sud e nelle isole il saldo è stato addirittura positivo con un +0,4 per cento al punto che:
“la Sicilia resta la regione in cui il trend di nuove aperture di imprese al femminile è superiore alla media nazionale. Se da un lato è un segnale positivo dall’altro è lo sbocco naturale alla mancanza di lavoro dipendente, come fotografato dall’Istat. Il problema è che l’imprenditoria non può essere una semplice scelta di autoimpiego” – ha spiegato Patrizia Di Dio, presidente di Terziario Donna Palermo e amministratore delegato di La vie en rose, attiva nel commercio e produzione di abbigliamento. Ha poi continuato: “Chi opera sul nostro territorio ha già diversi svantaggi competitivi da affrontare quotidianamente: la mancanza di infrastrutture e servizi, ad esempio. Allo stesso tempo siamo abituate alle emergenze e quando ci troviamo di fronte alle difficoltà del mercato siamo più pronte a reagire”.
Quali sono allora le prime fra le dieci città in Italia dove è maggiore la presenza femminile nel terziario? Sono Chieti (29,3%) e L’Aquila (28,4%).
“Da un sondaggio fatto fra le iscritte a Terziario donna” – ha commentato Gabriella dell’Olio, presidente Terziario Donna L’Aquila – “è emerso che le imprenditrici continuano ad avere più difficoltà dei colleghi nell’accesso al credito. Difficoltà che si sono acuite con la crisi per chi non ha una storia imprenditoriale familiare, che faccia in qualche modo da garanzia”. Sul problema specifico del dopo terremoto nell’aquilano, la dell’Olio spiega che Confcommercio è stata attiva da subito per supportare i piccoli imprenditori, ma nonostante questo “diversi non hanno ancora riaperto le attività a causa della mancanza di fondi. Ora le associazioni di categoria promuoveranno un comitato per fare il punto della situazione”.
E la crisi? Sta portando con sé strascichi di incertezze sulle prospettive future. Dalla nostra fonte abbiano trovato l’interessante punto di vista della Signora-Mamma-Imprenditrice Emanuela Poffe, e vogliamo riproporvelo.
Il caso. Emanuela ha 38 anni, due bambini, ed è titolare di un’attività di ottica aperta 16 anni fa a Verona dopo il diploma:”Vorrei investire in innovazione, per rinnovare gli ambienti e comprare strumentazione nuova, ma il clima di incertezza economica non permette alle imprenditrici di prendere decisioni in questo senso” – ha ammesso e poi – “Resta il problema della conciliazione lavoro-famiglia comune a tutte le donne che lavorano. Per le piccole imprenditrici c’è poi l’aggravante dei costi della maternità, che non si possono coprire con i contributi che arrivano dall’Inps se si vuole essere sostituite da una persona qualificata”.
Problemi di donne che attraversano ogni età, ogni campo e persino ogni origine: come non citare il lavoro delle imprenditrici straniere, che sono aumentate del 44% negli ultimi cinque anni, non senza difficoltà?!
Una realtà variegata, quindi, quella delle donne-imprenditrici-che accrescono lo stato di salute del nostro Paese nonostante i problemi comuni. Proprio per questo, secondo il presidente nazionale di Terziario Donna, non bisognerebbe relegare questi temi “a rivendicazioni dolenti di piccole e micro imprenditrici, ma bisognerebbe approcciare il problema per ciò che è, una difficoltà di genere. Non si chiedono corsie preferenziali, ma parità di opportunità rispetto ai colleghi imprenditori”.
Ci auguriamo davvero che il 2011 porti con sé qualche buona novità e che sia l’anno della svolta confermando la tenacia delle donne alla guida delle famiglie e del Paese, non per una forma di femminismo sfegatato ma piuttosto per una sana abilità a conciliare tutto che – ci dispiace cari maschietti – fa parte di un sesto senso tutto in rosa.
Paola Perfetti
Fonte: ilsole24ore.biz