Novi Ligure, 21 febbraio 2001. Intorno alle ore 19:50, Erika De Nardo, 16 anni, insieme al fidanzato dell’epoca, Omar Mauro Favaro, 17 anni, uccide a coltellate la madre Susy Cassini, impiegata come contabile, 41 anni, ed il fratello Gianluca di soli 11 anni.
Secondo l’accusa, i due giovani avevano progettato di uccidere anche il padre della ragazza, Francesco de Nardo, un ingegnere, di 44 anni, ma avrebbero poi desistito perché Omar, che si era anche ferito ad una mano nel corso della mattanza, era ormai stanco e aveva deciso di andarsene, dicendo ad Erika “Se vuoi, uccidilo tu”.
La lucida e premeditata barbarie di questo duplice omicidio ha shoccato letteralmente l’intera nazione. Sul corpo della madre, Susy Cassini, e del fratellino Gianluca si conteranno almeno 100 coltellate. Una vera e propria mattanza.
Subito dopo il massacro, la ragazza scappa a piedi nudi dalla scena del crimine lasciando impronte di sangue sul vialetto della villetta di via Lodolino. Erika sembra terrorizzata e si rifugia dai vicini di casa segnalando l’accaduto. Ai carabinieri la ragazza, apparentemente sotto shock, racconta: “Mio padre era uscito da poco per la partita di calcetto e due albanesi sono entrati in casa per rapinarci. Quando mia madre li ha sorpresi, loro hanno ucciso lei e il mio fratellino“. Immediatamente scatta la caccia agli assassini. Ma qualcosa non torna nel racconto di Erika.
Due giorni dopo il delitto, il 23 febbraio, Erika ed il fidanzato Omar vengono convocati in caserma. I due non sanno che nella sala d’aspetto sono stati collocati delle videocamere e dei registratori nascosti. Così, mentre aspettano di essere sentiti dai carabinieri, i due parlano del delitto ed emerge una verità agghiacciante: sono stati proprio loro a compiere quel massacro. I due arrivano persino a mimare, con aria di soddisfazione, i gesti che hanno compiuto mentre accoltellavano a morte la mamma e il fratellino di Erika. Caso chiuso.
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi