Si trova sotto torchio in questura a Nuoro Francesco Rocca, 42 anni, il dentista di Gavoi arrestato stamane con l’accusa di aver commissionato il delitto della moglie, Dina Dore, uccisa il 26 marzo 2008 nel garage della loro casa in paese, in quello che era stato fatto passare per un tentativo di rapimento. L’uomo, assistito dall’avvocato Angelo Manconi, viene sentito dal capo della Mobile di Cagliari, Leo Testa, che ha condotto le indagini assieme al collega della Mobile di Nuoro, Fabrizio Mustaro. Con Rocca e’ stato arrestato un giovane di 22 anni, P.C., minorenne all’epoca dei fatti e presunto autore materiale del delitto.
IL MARITO INCASTRATO DALLE INTERCETTAZIONI
“Ha fatto la fine che doveva fare“. Cosi’ il marito di Dina Dore parlava della moglie con l’amante. Conversazioni registrate in intercettazioni ambientali e telefoniche in cui Francesco Rocca si riferisce alla defunta con termini sprezzanti, volgari e violenti. Nel conversare con l’amante, per convincerla della sincerità dei suoi sentimenti, le aveva ripetuto anche che un giorno avrebbe capito cosa lui aveva fatto per il suo amore. Ma sono diversi gli elementi raccolti dagli inquirenti che hanno fatto scattare per il vedovo e il presunto complice P.C., oggi 22enne, le misure cautelari, firmate da gip Giorgio Altieri su richiesta del pm Danilo Tronci che con il procuratore capo di Cagliari Mauro Mura si è occupato delle indagini. C’è anche un’importante testimonianza che avrebbe fornito ulteriori conferme a un quadro già solido.
CONFERMATA LA PISTA DEL DELITTO SU COMMISSIONE
Con i clamorosi arresti di oggi ha trovato conferma l’ipotesi investigativa dell’omicidio su commissione che nell’ottobre 2012 aveva riportato gli inquirenti sul luogo del delitto, il garage di Gavoi dove il 26 marzo 2008 era stata uccisa Dina Dore, davanti alla figlia di otto mesi. Il suo aggressore ne aveva atteso il rientro a casa, di cui aveva evidentemente le chiavi, e simulato il sequestro. Tramortita la casalinga con un colpo alla testa, il finto rapitore l’aveva imbavagliata con lo scotch e chiusa nel bagagliaio dell’auto. La sera dell’omicidio era scattato in tutta la Sardegna il piano antisequestri, con la mobilitazione per quasi due ore di centinaia di uomini, dopo la segnalazione del marito che rientrando a casa aveva detto di aver trovato solo l’auto con all’interno la figlia di otto mesi.
Rocca, dentista e all’epoca esponente politico di An ed ex consigliere provinciale, è molto noto nel Nuorese. Poco dopo però il corpo di Nina Dore, 37 anni, era stato trovato nel bagagliaio della macchina, la sua Fiat Punto. Inizialmente la polizia, credendo alla versione del marito, un uomo facoltoso con studi a Oristano e Nuoro, aveva ipotizzato un tentativo di sequestro finito male, anche perchè il suocero della vittima era sfuggito a due tentativi di sequestro negli anni ’70 e ’80. Rocca, rimasto vedovo con la bambina che ora ha quasi cinque anni, era apparso distrutto dal dolore e tutta la comunità gli si era stretta attorno, organizzando anche una fiaccolata di solidarietà con in testa il sindaco Salvatore Lai. “Vi chiedo più discrezione”, aveva poi dichiarato alla stampa il marito di Dina Dore, “per far lavorare nel modo migliore le forze dell’ordine. È giusto per me e per mia moglie”.
AUTOPSIA RIVELÒ CHE DINA ERA MORTA PER ASFISSIA
L’autopsia rivelò che la donna era morta non per il violento colpo infertole alla testa per stordirla, ma per asfissia, soffocata dal nastro adesivo utilizzato per imbavagliarla e impedirle di urlare prima di essere caricata sul bagagliaio dell’auto. A quel punto all’ipotesi del fallito sequestro si era aggiunta quella di una rapina finita in tragedia, giustificata da un disordine anomalo sulla scena del delitto. Ai funerali di Dina Dore, il 29 marzo scorso, l’intero paese aveva affollato la chiesa di San Gavino Martire dove a celebrare la messa era stato il vescovo vicario della diocesi di Nuoro assieme al parroco del paese. L’allora vescovo emerito di Cagliari, lo scomparso Ottorino Pietro Alberti, aveva chiesto la scomunica per i responsabili dell’omicidio della giovane mamma. “C’è da sperare”, aveva dichiarato pubblicamente, “che a un certo punto capiscano, avvertano il male che hanno fatto”.
IL NECROLOGIO DEL MARITO, “TI RICORDERÒ PER SEMPRE”
Nel frattempo Francesco Rocca pubblicava un necrologio struggente: “Per sempre porterò il tuo ricordo, per sempre ricorderò a Elisabetta quanto l’amavi, per sempre, assieme ad Elisabetta aspetteremo, con immensa fede, d’incontrarti… Dina. Un bacio, Francesco”.
Fonte: Agi