Quante ne hanno dette di lei le malelingue del fashion system quando è stata nominata direttore creativo di Gucci al posto di Tom Ford? Eppure Frida Giannini, ormai da 7 anni alla guida della maison fiorentina, non ha mai fatto un plissé, mai rilasciato un’intervista per difendersi dalle critiche anche quando l’hanno accusata di mancanza di creatività. La designer di origine romana ha dimostrato con i fatti e con grande intelligenza quanto quelle insinuazioni fossero infondate e riuscendo in un’impresa che molti dicono facile, ma che in realtà è titanica.
Mettere mano all’archivio storico di una grande maison e riportare in vita, rendendoli attuali senza snaturane il dna, stampe e modelli non è semplice. Anche perché si corre il rischio di scopiazzare malamente, perdendo sia l’anima della maison che la propria ispirazione personale. La Giannini è riuscita a fondere la sua personalità con la storia di Gucci, quasi sempre senza sbavature né stonature. Il risultato, da quando è alla guida del marchio, è stato un aumento delle vendite, un rinnovato amore da parte degli aficionados che con Tom Ford – onore a lui per il suo genio – non riconoscevano più il brand ed uno nuovo seguito, più giovane, di addicted.
Esempio dell’abilità di Frida Giannini nel riuscire a sintetizzare il suo mondo e quello di Gucci è la collezione di borse disegnate per la Cruise Collection 2013. La designer utilizza uno storico motivo d’archivio, la stampa Flora, e lo ripropone su altrettanto storici modelli di borse. Creata originariamente nel 1966 da Vittorio Accornero per un foulard di seta che Rodolfo Gucci volle regalare alla principessa Grace in visita al negozio di via Montenapoleone, oggi viene reinterpretata dalla Giannini che predilige fiori stilizzati e grafismi sovrapposti.
La collezione, che comprende modelli storici come la Jackie e la Bamboo, anch’esse rivisitate dalla mano della stilista, oltra alla tote e alla Boston Bag, è realizzata in canvas naturale e pelle, nei profili a contrasto. Ecco come si mettono a tacere le malelingue fashioniste: con i fatti.
Pinella PETRONIO