È da rifare il processo d’appello a Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher: lo ha deciso la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Pg che ha chiesto l’annullamento della sentenza di secondo grado con cui erano stati assolti i due ex fidanzati “perché il fatto non sussiste”.
NUOVO PROCESSO D’APPELLO A FIRENZE Si celebrerà a Firenze il nuovo processo d’appello per l’omicidio di Meredith Kercher. Lo ha deciso la Cassazione.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Amanda Knox contro la condanna a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, da lei accusato del delitto di Meredith Kercher. La condanna diventa così definitiva. La Knox ha già interamente scontato la pena.
Ancora una notte per conoscere il futuro di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox. Dopo un’intera giornata di udienza e tre ore di camera di consiglio la Cassazione si riserva la decisione sul ricorso contro l’assoluzione per l’omicidio di Meredith Kercher. Dispositivo che sarà letto alle 10 in aula. Si saprà quindi solo allora se i giudici abbiano accolto la richiesta del Pg di annullare l’assoluzione disposta in appello o quella delle difese di confermare definitivamente la loro innocenza. Una decisione che ha spiazzato i legali di Sollecito. “Faccio Cassazione da dieci anni e non mi era mai capitato” ha detto l’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei difensori. “Questo tempo – ha aggiunto – può servire a riflettere”. “Di regola la camera di consiglio è unitaria, non c’è soluzione di continuità. Però nei processi più delicati capita che la Corte si prenda un po’ di tempo in più” il commento del procuratore generale della Cassazione Luigi Riello. Quanto la vicenda sia controversa lo dimostra anche la durata fiume dell’udienza iniziata alle 11.30 e conclusa alle 16.30. Aperta da un duro attacco del Pg alla sentenza d’appello. “Un raro concentrato di violazioni di legge, un monumento all’illogicità” per Riello che ne ha per questo chiesto l’annullamento e il rinvio a un altro collegio. Per il Pg “il giudice di merito ha smarrito la bussola in questo processo”. Ha “frantumato, parcellizzato, gli elementi indiziari”. “La Corte – ha aggiunto – ha usato una buona dose di snobismo nel banalizzare la sentenza di primo grado, riducendola a quattro elementi. Una sintesi molto approssimativa e superficiale”. Secondo il Pg “in non pochi passaggi della sentenza di secondo grado è come se i due imputati beneficiassero di una sorta di immunità antropologica e culturale rispetto ai fatti”. Il Pg si è poi dedicato alla perizia genetica disposta in secondo grado che ha definito non attendibili i risultati delle analisi della polizia scientifica, uno dei cardini dell’indagine. Una perizia “usata come pietra tombale – ha detto – mentre in realtà non lo è. Avrebbe anzi seppellito altri indizi che hanno la loro vitalità”. Come se fosse “tutto da imputare a quei ‘pasticcioni’ della scientifica”, un reparto che è invece “altamente qualificato”. Il “punto fondamentale” del processo, a suo avviso, è comunque la calunnia a Patrick Lumumba, coinvolto nell’indagine dalle dichiarazioni alla polizia della Knox e poi riconosciuto estraneo al delitto. Per averlo chiamato in causa Amanda è stata condannata anche in secondo grado a tre anni. Insomma – per Riello – “sussistono tutti i presupposti perché non cali definitivamente il sipario su questo delitto sconvolgente e gravissimo, il cui unico responsabile è il lombrosianamente delinquente Guede e pare che egli abbia commesso l’omicidio con degli ectoplasmi”. Conclusioni, quelle del Pg, alle quali si sono subito associati i legali della famiglia Kercher, Francesco Maresca e Vieri Fabiani. Di segno opposto le arringhe dei difensori dei due ex fidanzati, che si sono soffermati sugli “errori” compiuti in primo grado, quando Amanda e Raffaele erano stati condannati a 26 e 25 anni di carcere. L’avvocato Bongiorno ha esordito dicendo che non si vuole “la polizia scientifica sul banco degli imputati, ma abbiamo messo in luce una serie infinita di errori”. Il giovane pugliese “è finito in carcere per un’impronta di scarpa sotto al piumone che copriva il cadavere, rivelatasi di Guede”. Bongiorno si è soffermata anche sul cosiddetto memoriale della Knox, scritto la notte dell’arresto quando, a suo avviso, ci fu “un blackout di garanzie difensive” a causa delle quali risulta “inutilizzabile”. Un memoriale che, secondo i difensori di Amanda, era “un atto di difesa”, mentre è diventato uno degli elementi per cui è scattata l’accusa di calunnia. In quel documento – ha sostenuto l’avvocato Carlo Dalla Vedova, difensore della Knox – “Amanda dice di essere confusa e non sicura di ciò che ha detto”. Ad avviso di Dalla Vedova il dibattimento di secondo grado “ha solo portato alla luce la verità, dopo l’errore compiuto la notte dell’arresto”.