In principio fu Nilde Jotti e le sue mise, sempre sobrie ed eleganti. Poi vennero i tailleur, severissimi, in tonalità pastello (Elisabetta II docet), i foulard stampati e le calze color carne (orrore) di Irene Pivetti. E, infine, dulcis in fundo, le camicie bianche super stretch con maxi gala sul collo e il burrocacao sempre a portata di mano (ché le labbra-canotto hanno sempre bisogno di costante idratazione) dell’ex consigliera regionale Nicole Minetti.
Se un tempo le donne in politica venivano considerate delle virago, poco femminili e molto severe nell’aspetto, tutte le politiche dei nostri giorni, fatta eccezione per quelle della vecchia guardia (e per vecchia guardia – anche poco femminile – intendiamo Rosy Bindi), hanno finalmente compreso che essere curate nell’aspetto è necessario tanto quanto essere colte e preparate e deciso di abbandonare i tailleurini old style della Pivetti, insieme al broncio severo, e di cominciare a curare il loro look.
Tutte o quasi. Anche perché se osserviamo le mise di Anna Finocchiaro ci sembra di precipitare indietro ai tempi della Lady di ferro, Margaret Thatcher: occhialino rotondo, giacca e pantalone severi e taglio corto un po’ troppo mascolino, che di certo non contribuisce ad ingentilire un viso già di per sé abbastanza spigoloso.
Le donne italiane della politica, però, sembrano non avere imparato la lezione oraziana per cui in media res stat virtus. E così, se Anna Finocchiaro si ostina a volere portare avanti un’idea di stile smaccatamente androgino, Daniela Santanchè, invece, ci delizia con look che mettono in evidenza tutta la sua esuberante e strabordante femminilità. Capelli lunghi, occhialoni da sole e Birkin al braccio (non avevate mica davvero creduto che la Minetti sia stata la prima ad utilizzarla, vero?), la Danielona nazionale non solo osa mini dress che lasciano in bella mostra le gambe, ma non disdegna nemmeno shorts di jeans, cappelli da cow girl e pantaloni di pelle stretch. L’emblema della discrezione e dell’eleganza, insomma.
Esattamente agli antipodi rispetto allo stile da panterona sexy della Santanchè si colloca il look della neoeletta Presidente della Camera Laura Boldrini. Il nero è il colore che sembra prediligere in assoluto, insieme ai tailleur giacca-pantalone, che rievocano un po’ quelli di Anna Finocchiaro. Ma i tailleur della Boldrini, al contrario di quelli rigorosi della Finocchiaro, sembrano suggerire un’idea di eleganza raffinata, moderna e misurata, meno severa e più femminile. Sarà, forse, per le maglie leggermente vezzose che sbucano dal blazer di poco più corto rispetto al sottogiacca, sarà per gli orecchini piccoli e discreti o per il taglio di capelli, lievemente mossi, che le sfiorano le spalle.
Le donne in politica, così come in generale nel mondo del lavoro, dovrebbero capire che non hanno bisogno di ostentare. Né intelligenza né bellezza. E per farlo devono uscire da vecchi cliché che le vogliono belle e stupide o brutte e intelligenti. Non è necessario abbruttirsi con abiti che mortifichino la femminilità, per fare show off della propria cultura e preparazione, né al contrario esagerare con mise urlate per ribadire che oltre ad un cervello si ha anche un corpo.
Pinella PETRONIO