Contro i continui confronti sui voti e le conseguenti invidie e gelosie per il compagno di banco secchione, le maestre di una scuola primaria di Belaso, paese della Val di Magra, in provincia di La Spezia, hanno trovato una soluzione drastica che ha saputo attirare l’attenzione dei media di tutto il Belpaese.
Dimentichiamoci delle definizioni classiche del primo e dell’ultimo della classe: nessuno viene premiato con sorrisi e stelline disegnati sul quaderno, ma, soprattutto, nessun bimbo viene messo in un angolo o dietro la lavagna perché non ha capito un esercizio.
In questo caso, anzi, il concetto gli viene rispiegato, ma in una maniera più dolce e anticonvenzionale che sembra funzioni.
Il metodo adottato dalle insegnanti di questa scuola ligure è denominato naturale, utilizzato in una delle sezioni della scuola e che consiste nella stimolazione della cooperazione tra bambini, a discapito della competizione, che, a detta delle maestre, è lo specchio della società in cui viviamo, colpevole di creare troppe pressioni.
La diversità di questa scuola emerge anche dal punto di vista visivo, poiché, accanto alle aule tradizionali, ci sono spazi gioco, una biblioteca aperta anche agli altri istituti del territorio e la Casa dei Suoni, un ambiente dedicato ai bambini diversamente abili dove produrre in libertà suoni e ritmi.
Ovviamente, di particolare c’è anche un metodo, che permette ad ogni bambino di arrivare alle conoscenze in autonomia e rispettando i suoi tempi. Se, dunque, un bambino coglie un concetto tardi rispetto ad un suo compagno, non verrà additato come “asino” ma premiato per esserci arrivato, con le sue competenze e con i suoi ragionamenti.
Inoltre, è con gli strumenti che il bambino ha già dentro di sé che arriva a trasformare il linguaggio in scrittura, e non viceversa.
L’ortografia, perciò, diventa una disciplina che viene insegnata dopo questo processo, e utilizzando forme di espressione non convenzionali. L’insegnante, poi, accompagna gli alunni in questo percorso affiancandoli e non correggendoli. I risultati arriveranno comunque, ma in maniera più istintiva e approfondita.
Daniela Mezzani, maestra nella scuola di Belaso, ha spiegato: “Ci facciamo spiegare i concetti che hanno riprodotto nel loro codice personale per poi tradurlo nella nostra scrittura convenzionale”.
Il metodo naturale, poi, si basa sull’apprendimento cooperativo, messo in pratica dividendo i bambini in piccoli gruppi di tre o quattro partecipanti, che si trovano a vari livelli di apprendimento, e che quindi dovranno aiutarsi vicendevolmente, per correggersi e stimolarsi tra loro.
Inutile dire che, in questo modo, l’apprendimento avviene più lentamente di quanto non accada con il metodo convenzionale, ma ciò non sembra preoccupare le maestre, le quali sono convinte che “affidarsi alla lentezza in un’epoca che ci impone di produrre sempre di più e più in fretta è una sfida importante”.
Il motivo per continuare a fare ciò è ben chiaro alle insegnanti: “reggere l’ansia da prestazione in una società che ti chiede continuamente di fare presto e bene”.
Vera MORETTI