Da Meredith Kercher a Samuele Lorenzi, da Sarah Scazzi alle gemelle Schepp.
Ormai i media ci propongono i delitti in tutte le loro sfumature ogni giorno, all’ora dei pasti e non, con tutti i particolari più scabrosi e le interviste del caso.
Eppure nonostante il bombardamento mediatico abbiamo ancora voglia di passare un paio d’ore attaccati allo schermo a seguire le imprese della Unità Analisi Comportamentale di Quantico.
Perché? Perché invece che essere nauseati da tanta violenza e dolore, impieghiamo il nostro tempo libero ad angustiarci per la sorte di una donna in pericolo di vita, o a scalpitare perché un SI (soggetto ignoto) venga finalmente preso e consegnato alla giustizia?
Solitamente la puntata comincia con un delitto efferato, violento ai limiti della nausea, parto di una mente deviata e incapace di provare emozioni (ispirato agli archivi dell’FBI riempiti grazie ai profiler americani).
Poi entra in gioco la squadra di Hotchner e comincia a studiare il comportamento del soggetto dal punto di vista psicologico : che tipo di persona dovrebbe essere, di quale contesto sociale, per quali motivi potrebbe essere giunta ad azioni così poco umane.
Oltre alla simpatia e alle vicende della squadra stessa, nella quale ogni personaggio ha un suo preciso ruolo e caratteristiche particolari e uniche, il percorso per arrivare al colpevole è quasi sempre molto sottile e complesso.
Ci fa insomma capire che le persone che giungono ad azioni così violente ed inspiegabili sono spesso uomini e donne normali che hanno avuto problematiche psicologiche in relazione a particolari eventi come perdite, abbandoni e traumi infantili.
Ciò che sconvolge e affascina è proprio questo! Gli SI sono uomini traditi, donne violentate ma non solo. Ex bambini dall’infanzia violata, con una scarsa autostima o delle grandi paure. Niente a vedere coi cattivi dell’opinione comune!
Ma il vero segreto della serie è che dopo atroci delitti e vite spezzate si arriva SEMPRE ad una soluzione. La squadra di Quantico infatti, dopo aver stilato accuratamente un profilo psicologico del criminale di turno, utilizza tecniche particolari per gestire giornalisti e TV in modo da cogliere in fallo l’assassino e riportare l’ordine e la sicurezza in città.
Che giochino in casa o fuori, che muoia una persona o cento, loro ce la fanno sempre.
E forse, il motivo per cui la sera battiamo i denti davanti allo schermo sperando che ce la facciano ancora, è che in fondo in fondo vorremmo che accadesse nella realtà. Che fosse davvero così come nei film e i cattivi venissero sempre arrestati e puniti. Assassini e stupratori finissero davvero nelle mani della giustizia scontando le loro colpe per il resto della vita.
Criminal Minds è un processo catartico che ci permette di superare la paura che regna nei nostri cuori, di sapere che i criminali rimangono in libertà perché non si conosce la loro identità. Perché in realtà molti delitti rimangono irrisolti e la soluzione non arriva mai…
Allora catturare insieme a Hotch assassini e stupratori folli, ci lascia quella sorta di serenità interiore che giustizia sia stata fatta. Almeno alla tv.
Erika Pompili