Esserci sempre e comunque. Durante la Fashion Week – per la verità, anche durante il resto dell’anno, ma in maniera più diluita – l’importanza e il prestigio di un fashion editor o di un giornalista di moda si misura in base al numero degli inviti alle sfilate e alle feste blindatissime a cui si è stati invitati. “Ma tu vai da Bottega Veneta, vero? Ah, no? Che peccato, pensavo di trovarti lì. Eh, ma si sa. Bottega è blindatissima. Invitano solo i top” oppure “Amo, stasera hai l’invito per il party di Dolce & Gabbana? No, perché sai credo che la mail sia andata in spam o addirittura il fattorino si è perso l’indirizzo di casa mia e non mi è arrivato nulla. Posso venire con te? No, ma sicuro sono in lista, sai…“.
Questi sono i discorsi che troppo spesso si è soliti sentire nell’attesa che la sfilata inizi. Perché, a volte, si ha come l’impressione che della Milan Fashion Week – ma non ci stupirebbe se succedesse a Parigi o a New York -, non importino tanto gli abiti e gli accessori proposti in passerella, quanto piuttosto il numero di foto postate su Instagram che testimoniano la presenza a questa sfilata o a quella festa. E mentre ci divertivamo ad ascoltare i sopraccitati discorsi, ci siamo goduti anche noi gli show della quarta giornata di Milano Moda Donna per potervele raccontare.
Un’atmosfera onirica, una dolce nenia di ricordi e suggestioni provenienti dalle opere del pittore-regista armeno Sergej Iosifovič Paradžanov. La collezione primavera estate 2016 di Antonio Marras riesce ad unire due mondi, facendo dialogare magistralmente l’Oriente e l’Occidente, proiettandoci in un universo fatto di ricordi che ora si sovrappongono, ora sbiadiscono, ora assumono i tratti certi del presente. Gli abiti – di broccato, lino lavato, chiffon, tweed, organza – sono ricchi di ornamenti, che diventano epifania di un significato conosciuto solo al designer e a quelli che hanno la predisposizione d’animo atta a coglierla. Ogni capo nasce dalla combinazione di stratificazioni, ricami e incrostazioni, dalla sovrapposizione di applicazioni in tessuto e pizzo. Le linee sono fluide, gli abiti incrostati di volant, rouches e jabot, i pantaloni ampi hanno un taglio smaccatamente maschile e le camicie, severe, sono arricchite da ornamenti che ne smorzano il rigore.
Il colorato mondo di Fabio Sasso e Juan Caro alias Leitmotiv, per la primavera estate 2016, ci porta in Arizona: fiori e cactus, cavallini marini, conchiglie e gorilla sono stampati e ricamati su ampie gonne a ruota, su abiti lunghi più corti davanti per mostrare le caviglie, su top monospalla arricchiti da ruches, bomber colorati, shorts e pantaloni oversize realizzati in denim, popeline, reti 3D, filati laminati, organze, cadì, seta e mikado stretch declinati in colori che narrano la lussuosa fauna esotica come il fucsia, l’azzurro, il giallo e il verde.
Eleganza sobria e raffinata. Creatività. E passione per il fatto bene tipico del Made in Italy. Anche per la primavera estate che verrà, Ermanno Scervino non si smentisce, portando in passerella una donna che da un lato vuole essere super femminile e dall’altro non rinuncia a rubare tagli dal guardaroba di lui. Sfilano maxi dress nati dalla sovrapposizione di chiffon e organza, dall’animo sensuale, spolverini taglio smoking realizzati in pizzo multistrato, in canvas laserato o nella nuova organza militare, camicie dai tagli maschili e jumpsuit safari, tratteggiando l’immagine di una donna seducente ed elegante.
Il rigore del design moderno, il gioco delle sovrapposizioni, la stratificazione dei tessuti e dei colori, costituiscono l’anima della nuova collezione Primavera Estate di Cividini. Gonne dritte o svasate, abiti a tulipano, cappotti a uovo, realizzati in un sapiente mix di tessuti, declinati in una palette cromatica che usa pochi e sobri (Cioccolato, nero, bianco, cammello e rosa). Ad eccezione delle scarpe, realizzate in nuance accese, che stridono volutamente con la pacatezza delle cromie degli abiti.
Pinella PETRONIO