Le immagini dei barconi carichi di immigrati in cerca di salvezza fanno parte, ormai, delle cronache di tutti i telegiornali, tanto che, se all’inizio provavamo orrore e pietà, adesso sembra quasi che non interessino più a nessuno.

Ma, se i nostri occhi sono capaci di abituarsi anche alle situazioni più disperate, come si può sperare che ciò non accada più?

Questa ed altre domande si è posta Luana Silighini, giornalista e scrittrice, che ha appena presentato la sua fiaba, Raghad Regina di Nertita, in cui la protagonista è Sira, una ragazzina che trova la morte su uno di quei barconi, ma che, dopo la sua morte, si ritrova in un mondo magico dove non è più malata e fragile, ma forte e coraggiosa.

Si tratta di una speranza che riguarda tutti, in particolare coloro che sbarcano in Italia in cerca di riscatto e di salvezza.

Abbiamo voluto chiedere direttamente all’autrice, per capire da cosa le è venuta l’ispirazione per questa storia in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia, e molto attuale.

La sua fiaba, Raghad Regina di Nertita, parte da una storia vera, quella della morte di una ragazzina, Raghad, prima che la barca su cui stava viaggiando in cerca di libertà arrivasse in Sicilia. Questa triste storia è servita da ispirazione per scrivere la sua fiaba o aveva già in mente l’idea di questo libro?
Sì è stata proprio quella tragedia a dare corpo a un’idea, un’ispirazione vaga, che mi balenava in testa in quei giorni. La storia è nata da un gioco di fantasia quasi in simultanea: poche ore prima volevo narrare di un bimbo o di una bimba che non aveva la vista e che la ritrovava in mare grazie a degli alleati. Poi, negli stessi giorni, quella notizia amara, di quel papà che aveva dovuto abbandonare il corpo della figlioletta alle acque straniere di un paese che per lui avrebbe dovuto significare la salvezza. E allora lo spirito di cronaca ha prevalso su quelle idee fantastiche e ho iniziato ad approfondire la notizia su, come e quando perché Raghad Hasoun fosse morta così vicino alla costa, per una causa così apparentemente banale. E, peggio, in un luglio pieno di sole e spiagge affollate come quella dove mi trovavo io in quei giorni, in Maremma. Quando ho saputo che quella giovanissima siriana era cieca a causa del diabete ho capito che il mio essere giornalista doveva lasciare il passo alla mia creatività per spiegare ai bambini un fatto che è un po’ un emblema di quanto tanti loro coetanei stanno vivendo, ogni giorno su quelle carrette del mare.

Da una storia triste e purtroppo reale, è nata una fiaba che dona speranza e leggerezza, laddove sembrerebbe impossibile trovarne, E’ il riscatto che lei ha pensato per tutte le anime che non sono riuscite ad arrivare alla loro “terra promessa”?
La fiaba si rivolge ai più piccoli. Non ho la presunzione di narrare loro la realtà ma solo di dare degli input. Vorrei che i ‘ragazzi’ dai dieci anni in su – accompagnati chiaramente da una lucida, attenta aperta riflessione sul tema – si domandino come ci si sente a scappare da una guerra spietata come è quella siriana, che facciano un assaggio del dolore che porta alla solidarietà e alla non discriminazione. Per poi tornare su ‘a galla’ un po’ più grandi, con la certezza che in ogni posto del mondo c’è sempre spazio per la speranza. Per ricominciare.

Sira, da ragazzina malata e quindi fragile, diventa forte e coraggiosa, e riesce a sconfiggere un nemico pericoloso. Crede che anche nella realtà potrà accadere? Sono tante le Raghad e gli Alan che non ce la fanno, che muoiono prima di arrivare alla salvezza e purtroppo sembra che le immagini dei barconi strabordanti di gente disperata non colpiscano più i cuori e le coscienze di chi potrebbe agire ed impedire che si ripetano. La sua fiaba potrebbe in qualche modo portare ad un cambio di rotta?
Almeno nella sensibilità dei bambini che sono molto attratti dalla Raghad-stella marina. Certo anche nella realtà potrà accadere se genitori e insegnanti nella loro quotidianità non perderanno di vista la consapevolezza di aver di fronte la curiosità degli uomini e delle donne di domani. Un domani in cui la multiculturalità sarà il loro mondo. E in cui i nemici si dovranno abbattere, come nel mare piccolo, cooperando insieme, con compassione, forza e umiltà, in un dialogo costante amorevole e incessante con chi è diverso.

I personaggi che Sira incontra sono creature marine o, piuttosto, altrettante vittime di questi viaggi della disperazione?
Siamo tutti noi. Grandi e piccoli. Per età o inconsapevolezza.

Si tratta di una fiaba, anche se affronta argomenti importanti. Come se lo immagina il suo lettore ideale, adulto o bambino? E’ giusto che anche i più piccoli sappiano cosa accade nel mondo?
Il lettore è un bambino sulla soglia dell’adolescenza che si pone domande. E a cui l’adulto deve esser pronto a dare non tanto risposte convincenti quanto input. Come colori. Che crescendo, saranno la tavolozza, pure con il bianco e il nero, cui potranno e dovranno attingere per tendere al Regno di Nertita che è, figurativamente, l’universo degli archetipi greci. Nertita altro non è che la Vita, aldilà della vita e della morte. L’altro giorno in una lettura a più classi delle elementari mi sono resa conto di quanto i bambini riescano a recepire questi concetti dalle figure, senza filtri. Loro non hanno le nostre sovrastrutture mentali e le parole di un racconto per loro sono come surf. Per cavalcare l’onda!

Vera MORETTI