Negli ultimi tempi è sempre di più sotto i riflettori e pian piano, il lato B si è ritagliato un ampio ventaglio di estimatori. Impossibile non menzionale Kim Kardashian e i suoi belfie sui social. E noi, come possiamo migliorare il nostro sederino? Chi lo vuole alto e tonico, chi marmoreo e a mandolino, chi rotondo e importante. Ma come dovrebbe essere il sedere perfetto? O meglio, come dovrebbe essere il sedere perfetto per noi? Lo abbiamo chiesto ad un super esperto, il dottor Raoul Novelli che da oltre 30 anni si occupa di chirurgia plastica e medicina estetica ed è l’ideatore di un metodo che si chiama B_Up.
Si dice che il seno perfetto sia quello che riempia perfettamente una coppa di champagne ed il lato B perfetto invece che dimensione dovrebbe avere?
Non esiste una dimensione particolare, ma due caratteristiche a cui deve rispondere ogni gluteo: una buona proiezione e la giusta armonia tra concavità dei fianchi e convessità delle coulotte de cheval. Infatti le curve attorno al gluteo sono importanti per far risaltare al meglio la proiezione del gluteo stesso.
A chi appartiene il lato B più bello secondo il suo parere medico? A chi le chiedono di assomigliare le sue clienti?
Come detto il lato B perfetto sotto un aspetto medico è un “lato B” armonico e proporzionato. Fortunatamente nessuna delle mie pazienti è mai arrivata con una foto di un personaggio famoso a cui volevano somigliare. Normalmente esse ricercano l’aumento della proiezione e non l’emulazione.
Di recente il sedere gode di molta considerazione e sembra piacere più abbondante rispetto a qualche tempo fa, che ne pensa del fenomeno Kim Kardashian?
Secondo il mio parere, la bellezza è equilibrio e naturalezza, perciò tutto ciò che esula da queste caratteristiche non rientra né nei miei canoni, né nel mio progetto chirurgico. Sicuramente donne famose come Kim Kardashian, ma prima di lei Jennifer Lopez, o in Italia Michelle Hunziker e il suo lato B diventato famoso con la pubblicità di Roberta, così come i “belfie” di Belen, hanno contribuito a porre l’attenzione sul sedere. A lungo questa parte del corpo infatti è stata relegata in secondo piano rispetto ad altre, anche perché non esistevano tecniche chirurgiche in grado di migliorarla e molte donne preferivano puntare su una liposuzione, non potendo chiedere un lifting dei glutei.
In cosa consiste la tecnica B_Up e che vantaggi offre rispetto agli altri interventi estetici?
B_Up! è un lifting permanente dei glutei con fili di sospensione. Poco invasivo, in regime ambulatoriale e in anestesia locale, l’intervento permette, attraverso fili elastici permanenti e ottimamente tollerati dall’organismo, di risollevare e riproiettare i tessuti molli del gluteo.
In realtà B_Up! è una tecnica unica nel suo genere: non esiste nulla di simile in chirurgia estetica per il lifting dei glutei. La sola alternativa per quest’area del corpo fino a oggi era la gluteoplastica, ossia l’inserimento di protesi glutee, pesanti e a rischio spostamento, con un lungo recupero. Questo intervento prevede invece microscopiche incisioni e tempi di recupero brevissimi.
A chi consiglia di svolgere l’intervento?
L’intervento è indicato per tutte le persone dai 25 ai 65 anni. Inoltre è stato studiato per essere “adattabile”: un’attenta analisi geometrica e anatomica permette di personalizzare la tecnica, adattando la soluzione migliore per ogni tipo di gluteo. Sicuramente è una tecnica ottimale per pazienti con gluteo caduto e lasso. I tre casi tipici sono: gluteo svuotato, quindi lasso e ptosico, gluteo piatto e senza proiezione, gluteo piuttosto grosso e caduto a causa del peso.
L’unico caso in cui, più che sconsigliato, si possono ottenere miglioramenti limitati, è quello in cui un paziente con un gluteo piatto o svuotato è anche di corporatura esile. I fili possono migliorare la proiezione, ma se non c’è del tessuto adiposo da asportare in zone di deposito naturale come fianchi o interno coscia, per essere riposizionato nel polo superiore del gluteo (tecnica di lipofilling di Coleman), difficilmente si potrà avere un bel risultato.
Martina ZANGHI’