Prescindendo dalla sacralità della festa Cristiana, Natale è, senza alcun dubbio, la festa che porta con sé più tradizioni, riti, usanze di tutto l’anno. Per noi in Italia Natale significa famiglia, tavole imbandite, presepe, abete decorato e panettone, ma in giro per il mondo come si festeggia? L’abbiamo chiesto a Barbara Ronchi Della Rocca, sicuramente una delle massime esperte di buone maniere e di tradizioni, volto noto della televisione e penna garbata ma tagliente, autrice di numerosissimi libri sull’argomento.
Natale nel mondo: ci sono decorazioni che esistono un po’ dappertutto?
Natale presenta alcuni elementi comuni a tutti i paesi, in realtà si tratta di usanze pagane diffuse in tutta Europa fin dai tempi più lontani che sono sostanzialmente luci, sempreverdi e doni.
Certo il Natale è la festa della luce, ma come si rappresentano e cosa rappresentano le luci?
Le candele cristiane così come i fuochi accesi dai nostri più antichi progenitori nelle case, simbolicamente vogliono aiutare il sole a riaccendersi dopo il solstizio. Nella regione dell’Auvergne, in Francia si accendono 3 candele (per i morti, per chi è lontano, per chi deve ancora nascere). In Finlandia il giorno della Vigilia si accendono candele sulle tombe per portare calore e luce nel regno dei morti, mentre in Norvegia i ceri artistici vengono fatti in casa (è addirittura materia scolastica) e sono tenuti accesi ininterrottamente dalla Vigilia all’Epifania.
Parlare di sempreverdi significa parlare di alberi di Natale, ci sono dappertutto?
I sempreverdi, sono moltissimi, ma non si tratta solo di albero, anzi, ci sono varie tradizioni molto interessanti. Proprio in Italia un tempo, un ceppo di frassino, la sera del 24 veniva acceso e doveva bruciare lentamente tutta la notte, senza spegnersi, per allontanare la sfortuna, in Grecia si decorano rami d’ulivo, simbolo della vita che continua e speranza nella primavera. L’agrifoglio ammansisce le belve e i cani rabbiosi, secondo la tradizione. Il ginepro, già bruciato da Greci e Romani, è sacro perché in grado di guarire i morsi delle vipere quindi simbolicamente sconfigge il diavolo (serpente). Non fa parte della simbologia cristiana il vischio, che per i Druidi rappresenta il legame tra vita e luce nel solstizio d’inverno, immortalità, vigore, salute fisica contro tutti i veleni. L’antichissima usanza di baciarsi sotto il vischio ha carattere rituale di pacificazione tra nemici, soprattutto nel Regno Unito.
E poi ci sono i doni, il vero motivo di felicità di tutti i bambini! Babbo Natale per tutti?
Assolutamente no. A portare i doni sono Santa Lucia e il folletto Julenissen nei paesi nordici. San Nicola in varie nazioni, dal Regno Unito all’Olanda a Malta, ma anche in Corea, Canada e Sudafrica, accompagnato dal folletto Père fouettard. Nel IV sec Nicola liberò tre bambini che l’oste teneva prigionieri per darli da mangiare ai clienti, e divenne perciò il protettore dei bimbi. Il 6 dicembre, in cambio di fieno per il suo cavallo, portava dei dolci, poi regali, che il santo aveva tempo di cercare fino al 25/12. Molti secoli dopo sulle navi olandesi viaggiò anche la leggenda, prima nel nord Europa e poi a Nuova Amsterdam come Sinter (Ni)Klaas, che diventò ben presto il nostro Santa Claus.
A Magonza, a portare i doni, sono dei simpatici topini bianchi, in Olanda decine di aiutanti col viso nero (si chiamano tutti Peter), in Austria, addirittura personaggi usciti dall’inferno, in Finlandia la capra Julupukki. San Basilio in Grecia, San Venceslao in Cekia e Slovacchia, Gesù Bambino in Francia e Italia, gli angeli in Ungheria e Santa Barbara in Libano, solo per citarne alcuni. Babbo Natale (in origine una divinità vichinga, “Babbo inverno”) era da propiziarsi dandogli da mangiare e da bere per avere un inverno mite.
Per quanto riguarda le tradizioni gastronomiche chiederemo nuovamente aiuto alla signora Ronchi della Rocca per dare, magari un tocco di internazionalità anche al nostro banchetto natalizio.
Silvia GALLI