Basta posare un attimo gli occhi su di lei per capire che c’è qualcosa di speciale. Un’energia frizzante, una vibrazione positiva che ti fa venire le farfalle allo stomaco. Lei è Laura Rossi, 30 anni, creatrice di H-Maps, una applicazione che accompagna i pazienti nel loro periodo di guarigione, una sorta di guida per non “perdersi” nei labirinti ospedalieri e partecipare consapevolmente al proprio processo di cura. Insomma si tratta di una storia bellissima, eccola qui:
“La mia vita serebbe dovuta essere una spiaggia di un paese esotico e poi c’è la vita di adesso. In realtà la malattia è una propaggine di quella spiaggia, la sfortuna non c’entra“. Il video che hai realizzato (è davvero stupendo!) racconta non solo la tua storia ma anche la tua attitudine alla vita. Stupefacente. Ci racconti la tua storia?
A 30 anni, dopo svariato tempo che lavoravo nel mondo della comunicazione, ho deciso di cambiare. Mi sono iscritta a tecniche di radiologia. Per me, che provengo dal mondo dell’arte contemporanea, lavorare con le immagini mi sembrava un cambiamento non così drastico. …ed infatti, passato il test, ho iniziato a studiare e a fare il tirocinio in ospedale e mi piaceva moltissimo. Al terzo anno, mi arriva la diagnosi di linfoma di Hodgkin. Ho tolto il camice. E ho scoperto l’altro lato della medaglia…
Nei momenti più difficili tu hai tirato fuori i superpoteri. La malattia ti ha fatto diventare ‘creattiva’ e hai ideato H-Maps, una mappa, una guida che aiuta il paziente nel suo percorso, una sorta di Virgilio che guida dall’inferno al paradiso ovvero alla guarigione. Come funziona questa applicazione?
In molti hanno parlato di superpoteri e di altruismo…in realtà per me è stato addirittura un atto egoistico. Dovevo fare qualcosa ed ho obbligato praticamente tutti, ematologo compreso, a partecipare a questo progetto! Ci siamo divertiti molto. Soprattutto a girare il video. L’applicazione: da gennaio sarà possibile accedervi. Potranno loggarsi i soli pazienti con la patologia per cui abbiamo sviluppato la mappa. L’ospedale fornirà una password personale in modo che l’utente possa rimanere anonimo. I pazienti, a quel punto, potranno iniziare la navigazione. Potranno accedere al loro percorso, cliccare su ogni tappa per avere le informazioni logistiche , dei tempi, e delle procedure che andranno a fare, riceveranno un consiglio ogni giorno e potranno lasciare un feedback , se vorranno, su come si sentono. In questo modo inizieremo a raccogliere dati sulla qualità di vita durante le terapie, sono variabili molto importanti che serviranno per poter effettuare migliori scelte terapeutiche in futuro.
Hai dato vita ad un crowdfunding per sostenere il progetto e sei riuscita a raccogliere i fondi necessari. Sei soddisfatta? Ti aspettavi questo successo?
Sono molto contenta ed emozionata. Non mi aspettavo assolutamente questa eco. Siamo già al lavoro!
Tu sei anche un medico quindi hai esperienza anche nel ruolo di professionista, come dovrebbe essere la relazione tra medico e paziente quando si hanno questo genere di diagnosi?
Stavo studiando tecniche di radiologia, non mi sento titolata per rispondere a questa domanda dal punto di vista medico. Posso solo dire di aver trovato un medico ed un equipe che non guardava alla sola patologia, ma mi ha accolta a 360 gradi. E’ il rapporto di fiducia reciproca quello che è necessario instaurare…e non sempre è facile.
Questa è la tua vita ma per noi è una lezione di vita. Come ti senti se ti gaurdi indietro e soprattutto cosa vedi davanti a te?
Ho difficoltà a guardarmi indietro perché ci sono stati tantissimi cambiamenti anche a livello personale. Alcune volte penso che la malattia sia stata un’acceleratore. Ha permesso la nascita di legami fortissimi, ma ha anche spaventato a fatto scappare. Dal video si può solo intuire, ma dietro a questi percorsi c’è una parte di sofferenza profonda, dove si mette in discussione tutto. E’ la teoria dell’iceberg. Per la parte che emerge dall’acqua ce n’è altrettanta sotto.
“Se sai qual è la strada la meta è più vicina” che strada hai scelto per te? Com’è la tua spiaggia adesso?
Eh bella domanda. Cerco di fare quello che un giorno mi ha detto un’amica…Mi rifiuto di essere infelice!
Martina ZANGHI’