«Per quanto ci sia una differenza di concezione tra la mia pittura e la vostra, voi sapete bene che da quattro anni seguo con molto interesse l’ascesa della vostra arte, che amo soprattutto per una volontà costruttrice che informa ogni opera. I vostri ritratti sono un meraviglioso panorama della sensualità e della psicologia della carne».
Così diceva Enrico Prampolini, pittore, scultore e scenografo italiano del primo novecento, a Tamara de Lempicka nel 1929. Queste parole furono documentate dal “Corriere Adriatico” del tempo e costituiscono ancora oggi una testimonianza importantissima per l’arte della Lempicka, all’indomani dell’inaugurazione della mostra “Tamara de Lempicka. La regina del moderno”, aperta al pubblico a Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 10 luglio.
Tali parole, pronunciate da un artista riconosciuto quale Prampolini, unite alla riscoperta di dipinti ormai considerati persi e noti solo in fotografia, come il Portrait de Madame P. , rendono la rassegna unica e imperdibile, grazie anche all’allestimento curato da Gioia Mori.
L’esposizione non passa inosservata, sia per i colori carichi e decisi, sia per i soggetti dei ritratti.
Rosso mogano per i capelli, verde intenso per gli occhi, tortora per la sciarpa, in contrasto con il cappotto nero, nel Portrait de Madame P. i colori trionfano ma, pur essendo eccessivi, rendono la figura rappresentata, Ira Perrot, estremamente reale, quasi viva.
Colori decisi anche per i cinque nudi, riuniti in un’unica parete, dove i corpi, ritratti talmente da vicino da sembrare di toccarli, e dalle forme floride, rotonde e formose, sono sottolineati da linee scure che rendono fluidi e veritieri i movimenti.
Niente staticità anche nei quadri del “periodo blu”, dove alle sue “muse” faceva compiere azioni, ad esempio parlare al telefono, guardare altrove e abbassare il cappello in segno di commiato, sottolineate dallo svolazzare dei bellissimi abiti, coloratissimi, eleganti e femminili.
Le donne sono le protagoniste, molte delle quali furono anche sue amanti, come la stessa Ira Perrot o la “bella Rafaela” protagonista dell’omonimo quadro, un celeberrimo nudo.
La Lempicka, dunque, era moderna non solo nella sua arte, che ebbe sempre, anche durante la Grande Depressione del 1929, i suoi fedeli estimatori, ma anche nella vita privata poiché, dopo essersi sposata, e divorziata, con il marito Tadeusz Lempitzky, come amava chiamarlo declinandone il cognome alla maniera russa, diede ampio spazio al suo amore per le donne, le sue muse, amiche e amanti.
Il suo spirito libero è palpabile e sempre presente nelle sue opere, che, proprio per questo trasparire dei sentimenti, sembrano pure ed incontaminate, come solo le istantanee riescono ad essere.
Non fatevi scappare l’opportunità di avvicinarvi all’arte di questa eccentrica e attualissima artista, non ve ne pentirete. Può rappresentare un’ulteriore motivo per visitare la città eterna!
Tamara de Lempicka.La regina del moderno
11 Marzo-10 Luglio
Complesso del Vittoriano, Ala Brasin
Via San Pietro in carcere, Roma
lunedì-giovedì 9.30-19.30
venerdì e sabato 9.30-23.30
domenica 9.30-20.30
Vera Moretti