Anna Premoli è una donna che pubblica tre romanzi – di successo- all’anno, ha una splendida famiglia e un lavoro molto coinvolgente: come fa a far tutto? L’abbiamo chiesto a lei che non ha esitato a risponderci con il suo consueto stile frizzante. Il primo libro “Ti prego lasciati odiare” è stato il primo vero successo di self publishing in Italia, poi sono seguiti altri romanzi ambientati in Italia e all’estero che hanno confermato l’abilità della scrittrice.
Anna Premoli chi è e come diventa una scrittrice.
Classe 1980, sono nata in Croazia ma ho vissuto quasi sempre a Milano e quindi sono molto, molto milanese nel mio modo di fare. Ho una laurea conseguita con il massimo dei voti in Economia dei Mercati Finanziari alla Bocconi e di professione mi occupo, appunto, di mercati finanziari da ormai quasi 15 anni. Sono mamma di Marco, che ha sette anni, e sono super felicemente sposata con Alessandro, che ho conosciuto nel lontano 1994 sui banchi del liceo. Ho iniziato a scrivere per puro caso, durante la gravidanza, per sconfiggere lo stress della mia professione. Qualche anno dopo, mio marito mi ha autopubblicato e da lì è partito tutto.
Dal self publishing al premio bancarella: quanto è cambiata la sua vita e quanto si considera più scrittrice che economista
La mia vita non è cambiata granché, anche perché io non avevo alcuna intenzione di cambiarla. Ho scelto con convinzione di rimanere un’economista, perché la mia carriera ha richiesto studio, fatica e un gran lavoro e in tutta sincerità mi dispiacerebbe mollare in questo momento, quando sento di avere ancora tanto da dare ma anche tantissimo da imparare. Sono una persona curiosa, che necessita di molti stimoli. In fin dei conti, la mia scrittura si nutre delle straordinarie persone che incontro grazie al mio lavoro. In un momento come quello attuale, dove tutti fanno piuttosto in fretta a definirsi scrittori, io non ho alcun problema a dire di non esserlo. Sono solo una che scrive. Gli scrittori sono altro.
Pubblica due se non tre libri all’anno: da dove arrivano le idee, quali sono i suoi modelli di riferimento?
La scrittura è spesso una terapia, un momento da dedicare a me stessa, una pausa dalla corsa costante. Se così non fosse, non riuscirei a scrivere con la costanza con cui l’ho fatto fino a oggi. Non è un dovere, è un piacere. Le idee mi vengono dalle persone che incontro, dal mio lavoro, da quello che mi circonda. Confesso di non avere veri e propri modelli: io scrivo quello che mi fa sentire bene. E’ una scelta di pancia più che di testa.
Il suo è un rosa contemporaneo, come è cambiata la letteratura rosa negli anni e quanto è ancora (ahimè) vista come chicklit e letteratura di serie B?
Per fortuna il rosa si è evoluto molto con gli anni ed è oggi espressione di liberazione culturale e sessuale da parte delle donne. Non più principesse in cerca di un ricco principe azzurro che le rinchiuda in una torre dorata, ma donne in gamba, con carriere avviate, alla ricerca di partner paritari. Ho dedicato un libro al tema del rosa e l’ho fatto, almeno in un momento iniziale, in modo quasi inconsapevole. Si vede che la questione mi stava a cuore. Personalmente ho imparato, con gli anni, che non è importante quello che credono gli altri ma quello di cui sei convinto tu stesso. Ecco perché il rosa rimarrà genere B finché noi stesse lo tratteremo in quel modo. Non c’è niente di male nella lettura di evasione. Anzi.
I suoi eroi sono contemporanei ma gli eroi maschili sono spesso un pelo remissivi, come mai? Una rivalsa?
In realtà non tutti: Mark aveva il suo bel caratterino, Ryan e Ethan pure. E cosa dire di Aidan… tutt’altro che un tipo facile. Più che altro, credo che gli uomini, quando si innamorano, tendano a rimbecillirsi maggiormente di noi donne. E lo dico con tutto l’affetto possibile. Sanno essere anche molto, molto più sensibili di noi. Io vivo in casa con due uomini, ho sempre lavorato con uomini… insomma, credo di conoscere piuttosto bene la loro psicologia.
6) Come si vede nel futuro? Le sue protagoniste invecchieranno con lei o rimarranno ragazze giovani?
Non lo so. Me lo chiedo spesso anch’io. Immagino sarà interessante scoprirlo, sia riguardo a me che alle mie protagoniste. 😉
Silvia GALLI