In un momento storico come questo, in cui l’America, con l’elezione di Trump, si trova in una posizione quanto mai delicata e difficile, il vicino di casa canadese, ha aumentato ancora di più, e sembrava davvero impossibile, il proprio gradimento sia in patria che all’estero.
Justin Trudeau, il giovane premier canadese, infatti sta raccogliendo consensi a largo spettro e, non solo perché non ha esitato a replicare al neo presidente americano che stringeva sull’immigrazione dicendo che le frontiere canadesi sarebbero sempre state aperte, ma perché tutto di lui irradia serenità e, perché no, anche fascino.
Lo sa bene Kate Middlenton, che durante il suo viaggio in Canada con la Royal Family, giunta al cospetto dell’aitante politico, gli ha riservato un’espressione che è ben presto diventate virale. Come darle torto? (La faccia che fai quando sei sposata ad un principe ma incontri Justin Trudeau ndr).
Come se l’effetto su Kate non fosse sufficiente, la patinata rivista Vogue America ha avuto un’impennata di vendite quando la cover è stata dedicata proprio a lui, ma è solo fascino e spirito social quello che fa apparire Justin il migliore tra i politici sulla piazza? Assolutamente no. Figlio dell’amatissimo premier Pierre, primo ministro quasi ininterrottamente dal 1968 al 1984, alla cui morte è stata addirittura dedicata la montagna più alta del Paese, Justin, ex professore di matematica, è un animale mediatico, è vero, ma è anche e soprattutto un professionista preparato.
Ha debuttato in politica nel 2008, in pochi mesi è diventato l’anima liberale canadese, nel 2013 il leader di partito e nel 2015 ha portato al governo la sua compagine politica in un momento in cui tutto il mondo o quasi non sta seguendo la linea progressista. Un’ascesa che ha del fantastico e che, come dicono molti colleghi, è stata ottenuta al grido di “Cambiamento!”, in un Canada afflitto da recessione e disoccupazione.
Canada is back ha dichiarato alla conferenza sul clima a Parigi, poco dopo essere stato eletto, e nonostante qualche scivolone sta riuscendo a portare a termine un passo alla volta, i suoi programmi elettorali.
Certo il bilancio del Paese non registra i progressi promessi, anche l’annunciato disimpegno delle truppe in Iraq e Siria appare confuso, ma vogliamo dargli un po’ di tempo?
Il suo progetto sul multiculturalismo è molto chiaro, e molto significativa la sua dichiarazione «Non esiste il canadese modello. Non c’è nulla di più assurdo della definizione “all Canadian”. Una società che enfatizza l’uniformità crea intolleranza e odio»
Servono altri motivi per “innamorarsi”-politicamente e non solo- di un uomo così?
Beh noi ve ne diamo altri:
-Sa ballare con disinvoltura il Blanghra indiano
-Non ha paura di presentarsi con la T shirt di Superman, da vero nerd, alla fiera de l fumetto,
-Va orgogliosamente convinto e non solo per il suo ruolo istituzionale, al Gay pride pur essendo eterosessuale convinto
-Seppur credente non ha paura di andare contro la sua religione per quanto riguarda aborto ed eutanasia
– È un femminista dichiarato
E, se ancora non bastasse, sa dimostrare le sue doti yogi.
Possiamo fermarci un attimo e gridare “Siamo tutti canadesi!” ?
Silvia GALLI