Che ci piaccia o meno ci siamo americanizzati: possiamo urlare allo scandalo dicendo che Halloween non appartiene alle nostre tradizioni, possiamo dire che il tacchino lo mangiamo tutti i giorni dell’anno tranne il quarto giovedì di novembre, ma oggi, che ci piaccia o meno, appunto, è Black Friday.
La timeline dei nostri account è piena di finestrelle ammiccanti che promettono percentuali di sconto mai viste, l’anteprima delle nostre mail è ricca di promozioni, ma non solo da parte delle grandi catene internazionali, anche il macellaio oggi propone la rolata (di tacchino ovviamente) ad un prezzo accattivante, per non parlare della farmacia che, è vero che non può scontare i farmaci, ma promette prezzi vantaggiosi su tutto il resto dell’offerta.
Davvero possiamo dire di non esserci americanizzati?
Noi crediamo. E se è vero che su certe cose non transigiamo, la cottura della pasta ad esempio, o le calze, maschili, al ginocchio e non a metà polpaccio, il fatto che si sta in casa fino almeno a 25 anni, su tutto il resto, o quasi, abbiamo ceduto.
Il caffè lungo ad esempio: sì, lo sappiamo che ci sono i puristi della moka o della napoletana, quelli che storcono il naso alle cialde, ma sappiamo altrettanto bene che Starbucks – e i suoi competitor- stanno sbarcando nel bel paese, con non poche polemiche, ma con la forza di un gigante.
Lo shopping è sempre più online e sempre meno nei negozietti di quartiere e, sebbene ci spiaccia molto per queste realtà che fanno parte del nostro DNA culturale dobbiamo arrenderci al fatto che l’offerta delle grandi catene, per larga parte dei nostri acquisti, è molto accattivante, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.
E allora se ci siamo americanizzati su tutto questo non resta che dare il via come tradizione, americana, vuole alla preparazione degli addobbi e dei regali di Natale!
Silvia GALLI