Questo è l’anno delle denunce, del #timesup, della rivalsa delle donne, è l’anno in cui più di ogni altro si combattono maltrattamenti e vessazioni, proprio per questo è importante ricordare Virginia Woolf. E Google, naturalmente non si è fatto trovare impreparato, pubblicando un doodle a lei dedicato.
Perché oggi? Perché 136 anni fa, proprio il 25 gennaio Virginia Woolf nasceva in una casa al civico 22 di Hyde Park Gate, da genitori entrambi vedovi alle seconde nozze. Suo padre, sir Leslie Stephen, fu uno storico e critico letterario. Sua madre, Julia Prinsep-Stephen venne al mondo in India e in seguito si trasferì con la madre in Inghilterra dove iniziò una carriera come modella per pittori del calibro di Edward Burne-Jones.
Virginia e il fratello Thoby manifestarono subito la loro inclinazione letteraria e diedero vita a un giornale domestico, Hyde Park Gate News, in cui scrissero storie inventate creando una sorta di diario familiare, in cui gli episodi più divertenti riguardavano la quotidianità estiva a St. Ives in Cornovaglia (che influenzò tra l’altro la stesura del suo capolavoro Gita al Faro).
Quella che celebriamo oggi non è tanto la Virginia scrittrice, che comunque varrebbe la pena di ricordare ogni giorno dell’anno, quanto la Virginia attivista, se così si può dire, che già dagli anni 20 si batteva per la parità dei sessi. Un’antesignana delle femministe della prima ora? Forse. Certamente una pioniera ed una donna intelligentissima. Una donna che soffrì moltissimo, che fu definita bipolare e che, con le tasche piene di sassi pose fine alla propria esistenza, vedendo nel suicidio l’unica via d’uscita alla propria sofferenza.
Il suo impegno attivo in favore dell’emancipazione e dei diritti delle donne, sono due temi che incluse anche in molte sue opere letterarie. Fu una delle prime grandi scrittrici donne, ebbe relazioni omosessuali, ecco il motivo per cui la Woolf è stata oggetto di approfondite indagini negli anni che seguirono il ’68, che costituirono il cosiddetto femminismo della seconda ondata.
Editrice, insieme al marito della Hogarth Press, riuscì non senza fatica ad avvicinarsi alle suffragette, le donne che combatterono per l’emancipazione femminile e per il diritto di voto. Quando negli anni Venti pubblicò i suoi romanzi più famosi, pubblicò anche il suo saggio Una stanza tutta per sé, sulla storia letteraria della donna.
“Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”. Erano i roaring Twenties e lei l’aveva già capito.
Silvia GALLI