Brutto anatroccolo, eterna seconda, di lei hanno detto di tutto i tabloid, tra l’altro in maniera spesso tagliente e certo non molto elegante, ma oggi Eugenie di York da brutto anatroccolo, appunto si è trasformato in un meraviglioso cigno.
Nel giorno del Columbus Day, 12 ottobre, ignorando le superstizioni per cui non ci si sposa di venerdì, la secondogenita del Principe Andrea e di Sarah Ferguson, e Jack Brooksbank si sono giurati amore eterno nella stessa cappella – è ridicolo definirla cappella, ma tant’è- dove lo scorso 19 maggio avevano stretto il nodo Harry e Meghan.
Protagonista assoluto della mattinata è stato il vento, che con le sue sferzate ha rischiato di far volare i cappellini alle signore e, soprattutto ha lasciato con l’intimo in bella vista niente meno che un membro della famiglia reale: Lady Louise Mountbatten-Windsor, pronipote della Regina Elisabetta e figlia del principe Edoardo e della Duchessa di Wessex, che aveva l’ingrato compito di tenere a bada paggetti e flower girls, è letteralmente rimasta in mutande. Castigate, nere. Diciamo la verità, un’onta che sarà difficile dimenticare, povera cara, per recuperare George e altri paggetti che stavano inciampando è diventata per qualche istante una reale (in tutti i sensi possibili) Bridget Jones.
Tra gli invitati circa 850, 50 in più rispetto ad Harry, si contavano moltissimi vip: da una giunonica Liv Tyler in tailleur anni 40, Cara Delavigne, splendida in tight, maschile, peccato per lo stecchino in bocca; evitabile, sempre, ma d’altronde non sarebbe lei se non fosse, almeno un po’, trasgressiva. Naomi Campbell, Ricky Martin, Robbie Williams, Demi Moore al braccio di un attempato accompagnatore.
La sposa ha scelto pregiate sete comasche per il modello ideato dal designer italo austriaco Peter Pilotto con una profonda scollatura a V sia davanti sia sulla schiena. Il motivo? Eugenie ha tenuto a mostrare al mondo la lunga cicatrice rimasta dopo l’intervento di scoliosi subito a 12 anni. Noi, personalmente, la amiamo e ammiriamo, anche per questo. Non possiamo dimenticare infatti che i doni di nozze della coppia saranno devoluti ai ragazzi bisognosi di cure.
Il vestito della sposa custodiva anche altri simboli speciali: un fiore scozzese per l’affetto della coppia verso la dimora estiva di Balmoral, un trifoglio d’Irlanda, simbolo della famiglia di Sarah Ferguson e e la rosa di York con l’edera che rappresentano il casato della coppia.
Un abito semplice contrapposto ad una tiara a dir poco abbagliante, in diamanti e smeraldi – quello centrale di 93 carati- che non poteva essere coperta e per cui, giustamente, la principessa ha scelto di non indossare il velo.
Bellissimo anche l’addobbo floreale in chiesa tutto giocato sui caldi toni autunnali in cui spiccava, candido, il solo bouquet della sposa-
Un matrimonio reale a tutti gli effetti, quindi, che definirlo di serie B sarebbe davvero sbagliato
Silvia GALLI