Abbiamo imparato a fare la pizza fatta in casa. Ci siamo sperimentate con la pedicure, le tinte fai da te e la didattica a distanza. in questi mesi di lockdown abbiamo capito che conoscevamo bene l’arte della resilienza. E lo hanno capito anche i piccoli imprenditori che piegati ma non spezzati dalla pandemia hanno cercato di rimanere a galla, ingegnandosi, reinventandosi, affidandosi alla rete che è diventata un’ancora di salvataggio per non affondare nel mare alto dell’emergenza. C’è stato chi ha potenziato i propri e-shop e chi invece li ha creati ex novo, decretando, in questi mesi, un vero boom di e-commerce e vendite tramite social network.
Boom di e-commerce e vendite tramite social network
Il lockdown è stato un banco di prova importante e ha costituito un acceleratore per la digitalizzazione del nostro Paese. Il fenomeno è stato di tale portata che Wiko, brand franco-cinese di smartphone, da sempre attento ai trend legati al digitale, ha voluto indagare il boom di e-commerce e vendite tramite social, partendo dalla propria esperienza personale.
L’importanza del dialogo con la community
Venendo a mancare la relazione faccia a faccia con il cliente, il brand si è trovato nella condizione di presidiare il proprio canale online e il suo e-store con la massima attenzione, rendendo subito disponibili gli ultimi prodotti lanciati, ma anche incentivando gli acquisti e azzerando i costi di consegna su tutti gli smartphone. Per necessità, il rapporto vis-à-vis con il cliente si è, quindi, trasformato nell’ascolto delle proprie community al fine di adattare l’offerta alle reali necessità del momento.
Boom di e-commerce e vendite tramite social network, l’indagine di Wiko
Per condurre la propria indagine in merito al boom di e-commerce e vendite tramite social, Wiko, oltre che della propria personale esperienza si è avvalso della testimonianza di tre realtà portavoce del Made in Italy e sinonimo di artigianalità 4.0: Mami Louise (cake design), Poupine (azienda di moda) e Le Conturbanti (ideatrici di turbanti e accessori) che hanno coltivato magistralmente canali social e community, incrementando attraverso diverse strategie in alcuni casi il business e in altri espandendo la loro clientela.
La partita sui social e sui propri canali di e-commerce si gioca riportando la propria unicità sul digitale attraverso uno storytelling coerente con i valori del brand senza mai dimenticare l’importanza dell’ascolto, del confronto e dell’ingaggio della propria community anche attraverso sondaggi e challenge.
Mami Louise, Milano
Per un laboratorio di pasticceria, specializzato nel cake design, ma non aperto al pubblico, i social network diventano vere e proprie vetrine e un buon “allestimento” influisce quotidianamente anche nella curva degli affari. Il core di Mami Louise è la personalizzazione. Un aspetto che, permette di raggiungere un certo successo, ma ovviamente risente anche del momento storico vissuto, degli eventi e degli stati d’animo percepiti.
Proprio per questo è fondamentale “mantenere sempre vivo il rapporto con la nostra community, a volte in modo più serio e concreto, altre in modo più leggero” commenta una delle due fondatrici Fabiana Bagnuoli. “Abbiamo potenziato le dirette su Instagram con informazioni utili, incentrate sul nostro mondo e su quello dei nostri partner in ambito Wedding e Corporate, per trasmettere fiducia e positività sul futuro di questi due settori. Abbiamo attivato challenge e quiz, per coinvolgere il più possibile il nostro pubblico in modo allegro e divertente e svelato ricette e segreti di cucina per spronare i nostri utenti a sperimentare nuovi dolci da realizzare a casa durante la quarantena”. Il potere dei social, essendo universale, ha inoltre dato a questa realtà una marcia in più: la possibilità di farsi conoscere in tutto il mondo azzerando ogni sorta di confine con la community.
Boom di e-commerce e vendite tramite social network: Poupine, Roma
“Il primo biglietto da visita di Poupine è stato Instagram” – raccontano le due fondatrici: Francesca Romana Paciaroni e Francesca Petaccia. Non avevano ancora una pagina Facebook e un sito e, in soli due anni di lavoro, anche grazie alla potenza del passaparola, si sono fatte conoscere raggiungendo un engagement importante. “Così Poupine è diventato un marchio virale, una realtà nel prodotto sartoriale italiano, in cui le donne si potessero riconoscere in noi, in una storia forte e incredibile”.
“E proprio per questo con le nostre clienti – sostengono le due imprenditrici – abbiamo voluto costruire un rapporto basato sulla fiducia e sulla credibilità. Siamo convinte che l’autenticità sia fortemente percepita anche attraverso lo strumento tecnologico, ci piace che traspaiano personalità, emozioni, colori. Solo così si ottiene un risultato positivo con i propri follower e potenziali clienti”.
“La quarantena – aggiungono – è stata un periodo di grande riflessione, ci siamo volute isolare e rispettare il momento. Avevamo la nuova collezione ferma e non sapevamo se uscire. Avevamo grandi paure per il futuro, ma poi ci siamo dette che era arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e aiutare in prima linea gli ospedali della nostra città con una donazione e, per spingere questa iniziativa, la scelta di postare sui social un’immagine forte, d’impatto, un “grido” verso il mondo aiutate dalla cosa più semplice e immediata: un messaggio su un cartello di cartone. È stato un successo bellissimo che ha risvegliato in noi e nelle nostre clienti la voglia di contribuire, davanti a tanta impotenza”.
Le Conturbanti, Portogruaro (Venezia)
Tutto nasce da un banchetto di legno smontabile a misura di Yaris, quando il negozio pieno di vestiti, accessori e turbanti di Via Mazzini era solo un sogno. Oggi questa realtà tutta italiana e in continuo divenire, come sottolineano le fondatrici di Le Conturbanti Stefania e Marta, propone tutto il contrario di less is more. “Qui preferiamo il tintinnio dei bracciali infilati compulsivamente, ornarci di chincaglieria e l’arcobaleno è il nostro colore preferito”.
Sui loro social che presidiano con cura e originalità postano ogni giorno una storia e i post sono un modo per instaurare un rapporto diretto con i loro followers che sono molto attivi in direct. “Crediamo – affermano – che un turbante possa svoltarti la giornata. Soprattutto dopo una nottata passata insonne perché la prole piangeva o perché hai fatto le capriole a letto invece di dormire”.
“Se poi – proseguono – è accompagnato da un sorriso l’effetto è conturbante! Questo è il nostro leit motiv che abbiamo cercato di trasmettere anche durante il lockdown, in cui abbiamo notato un vero e proprio aumento dei nostri profitti, tutto proveniente dai canali social. Certo, non ci si improvvisa e il rapporto con i nostri clienti e follower va alimentato costantemente, con cura, attenzione e ascolto. Oggi la nostra offerta è cambiata: avendo più tempo a disposizione abbiamo potuto gestire al meglio i prodotti da presentare”.
P.P.