“Ti mando un vocale, di 10 minuti, solo per dirti …quanto sono felice!” E’ stato il tormentone di qualche estate fa, ma se il brano dei The giornalisti è andato nel dimenticatoio, i vocali no.
Una regola uscita qualche anno fa diceva di non superare i 3 o 4 minuti. A noi fa paura, al punto da considerarlo rapimento di persona. Mai più di un minuto, per carità ! (se possibile anche meno).
Ognuno ha la propria vita e non ha tempo da dedicare all’ascolto di vocali interminabili. Se c’è tanto da dire la soluzione è una sola: telefonarsi. Meglio ancora sarebbe incontrarsi per un caffè, ma purtroppo non è sempre possibile.
Una regola molto importante è che a dettare legge è chi scrive. Se in chat una parte manda un vocale e l’altra risponde per iscritto significa che ha problemi ad ascoltare e/o a registrare. Chi manda il vocale deve adeguarsi: smettere di registrare e iniziare a scrivere.
Se il messaggio è particolarmente importante è meglio il testo piuttosto che registrare: il tono diventa subito più solenne.
Soprattutto tra i più giovani il messaggio vocale è diventato una telefonata “in differita” un modo per parlare, ma senza la simultaneità. Rispetto al messaggio scritto, il vocale ha anche un vantaggio, difficilmente è equivocabile. Infatti il tono di certe affermazioni, in forma scritta, va spiegato. Per questo motivo, spesso e volentieri vengono in aiuto le emoticon, inutili in forma orale.
Nelle chat di gruppo il vocale è da evitare come la peste. Un esempio? Avete presente le chat delle mamme di scuola? Ecco pensate se la mamma di una qualunque Genoveffa si informasse a proposito di un quaderno e tutte le altre mamme rispondessero con vocali. Sarebbe l’inferno!
Infine bisogna capire se chi riceve può ascoltare o leggere. Se sappiamo che la persona a cui scriviamo è in ufficio, meglio scrivere un testo. Se sappiamo, ad esempio che è in macchina, da solo, è preferibile optare per un vocale, potrà ascoltarlo senza distrarre lo sguardo dalla guida.