“Nel lavoro abbiamo una marea di stravolti. È diventato chic essere stravolti sul lavoro. […] Ci sono persone normalissime che ti dicono: abbiamo 300 mail. Ma chi ti scrive? È diventato tutto urgente, tutto. Non c’è più distinzione. […] Se abbiamo una cosa seria, ne discutiamo subito. Una cosa che possiamo discutere tra 2 o 3 giorni, si fa tra 2 o 3 giorni. […] Si fanno troppi meeting. Sono stato ospite di 25 super manager: ho cominciato a parlare e tutti stavano sui messaggini. E ho detto: ‘Scusate oh? Ma chi si deve collegare con te? Trump?‘”. Così parlava Brunello Cucinelli, re del cashmere, ad una ristretta platea di gente, durante la presentazione del suo modello Fabbrica Contemporanea del 2017. Nel video, diventato virale in questi ultimi mesi, l’illuminato imprenditore riflette sull’enorme mole di lavoro che grava sulle spalle di tutti, sulla pericolosità dell’iper connessione, della cultura della produttività ossessiva e dell’efficienza h. 24, diventati ormai motivi di vanto. Sulla pericolosità, insomma, del busy bragging.
Busy bragging: che cos’è
Il fenomeno del busy bragging sviluppa una teoria per cui più sei impegnato, più sei stravolto dal lavoro, citando le parole di Cucinelli, più aumenta il tuo valore sociale. Se la tua agenda è fitta di impegni, se la tua mail tracima di messaggi da leggere, significa che sei molto richiesto, indica che sei molto competente, aumentando di fatto il tuo valore. Un vortice, quello del busy bragging, che ci porta a sentirci soddisfatti solo se siamo pieni di cose da fare. E a vivere i momenti di tempo libero come un peccato, come una colpa, come un agguato al nostro valore.
Un fenomeno molto diffuso sui social
Di questo fenomeno – vissuto sulla pelle da tutti noi, ma al quale non sapevamo dare un nome – abbiamo sentito parlare per la prima volta leggendo la Newsletter di Conosco Un Posto, che, a sua volta, fa riferimento ad un articolo comparso qualche settimana fa sul The Vision, dal quale citiamo: “Il busy bragging è un fenomeno molto diffuso sui social e in forte aumento negli ultimi anni, con i ritmi della rivoluzione tecnologica che, insieme ai dettami del nostro sistema socioeconomico, chiedono a produttori e lavoratori di essere sempre più veloci e dediti alla produzione. In questo circuito, che rappresenta una vera e propria trappola mentale, rischiamo di cadere tutti: se la società ci strumentalizza, ci chiede di fare tanto e di sbrigarci a fare, noi pensiamo di valere solo se rispondiamo a quelle richieste, fondando la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare e a cui riusciamo a far fronte. Questa tendenza, però, come molti già sanno, è un boomerang, che si ripercuote sulla nostra efficienza e sulla salute psicofisica“.
Busy bragging come nuovo status symbol
Il busy bragging è diventato, nella società iper connessa di oggi, un nuovo status symbol, un motivo di merito, un valore a cui anelare per fare vedere di essere migliori. Valore che spesso si manifesta attraverso una costante lamentela sui social di chi, dichiarando di essere oberato di impegni, vuole in realtà esibire il suo valore. Diventa, insomma, motivo di orgoglio, in quanto dimostrazione del proprio prestigio sociale.
È tutto tempo che perdiamo sulla nostra anima
Vien da sé che tutto questo insieme di cose si trasforma in un boomerang che si ripercuote inevitabilmente sul nostro equilibrio psicofisico. La verità è che, citando sempre il famoso discorso di Brunello Cucinelli: “Abbiamo una marea di perdita di tempo. Tutto tempo che perdiamo per la nostra anima“. E per la nostra reale efficienza, ci sentiamo di aggiungere noi. Pare abbastanza evidente che questo fenomeno non porti vantaggi a nessuno. Quindi perché continuare a perpetrare questo modello? Perché uscire da questo vortice non è semplice. Ma siamo altrettanto convinti che prendere ispirazioni da uomini come l’imprenditore umbro e riconoscere il busy bragging come un antimodello sia già un importante primo passo verso il cambiamento.
Pinella PETRONIO