Anche oggi raccontiamo la storia di una donna che ha segnato la propria epoca, una socialite, come ci piace definirle. Brooke Astor.
Roberta Brooke Russell nacque nel 1902 a Portsmouth, New Hampshire, è passata alla storia con il cognome del suo terzo e ultimo marito, il miliardario Vincent Astor, ebbe una tumultuosa storia personale caratterizzata anche dall’impegno filantropico e, in extremis, dalla triste vicenda di maltrattamenti subiti dal suo unico figlio.
Il suo primo matrimonio è stato con John Kuser, futuro senatore repubblicano, celebrato nel 1919: Brooke non ha nemmeno compiuto i diciassette anni: “A sedici anni ti innamori della prima cosa che vedi”, dirà poi Brooke riguardo al suo primo sposo. “Per questo sconsiglio vivamente alle giovanissime di imbarcarsi nell’impresa”. L’unione fu disastrosa, segnata da abusi fisici e psicologici e reiterati tradimenti: il loro unico figlio, Anthony, porterà dentro di sé i segni del violento rapporto tra i genitori.
Nel 1930 riuscì a divorziare. Brooke conobbe il suo secondo marito, l’affabile Charles Henry Marshall, appartenente a una facoltosa e colta famiglia: con lui Brooke trova la felicità e inizia a interessarsi di filantropia. Il figlio, Antony Kuser, si affeziona talmente al patrigno da assumerne il cognome, diventando Anthony Marshall.
Le ricchezze della famiglia subiscono una forte flessione intorno agli anni Quaranta, periodo in cui Brooke inizia a lavorare come editor per House&Garden e come interior decorator per lo studio Ruby Ross Wood. La morte di Marshall nel 1951 lascia Brooke e il figlio in una situazione economica incerta, ma ora entra in scena Vincent Astor, presidente del Newsweek Magazine e rampollo della ricchissima famiglia Astor. Una storia a dir poco bizzarra.
Astor ha già archiviato due matrimoni, l’ultimo dei quali con la socialite Mary “Minnie” Cushing, da cui accettò di divorziare solo a patto che lei stessa gli trovasse la successiva moglie. Dopo un paio di rifiuti da parte di candidate dell’alta società terrorizzate dalla fama di sociopatico di Astor, la Cushing gli propose Brooke: vedova da poco, in cattive acque finanziare, dotata di una personalità travolgente e allegra. Brooke accetta la proposta, pensando di riuscire a rallegrare la vita del cupo uomo.
Il matrimonio, celebrato nel 1953 a New York, è subito bollato come matrimonio di interesse, anche da parte delle amiche della sposa. Un matrimonio molto breve, soli 6 anni, finito per la morte di Astor. Segnò un periodo tutto sommato sereno per Brooke, che del marito dirà: “Ha avuto un’infanzia terribile, e questo gli causava forti crisi depressive. Ma credo che con me sia stato felice”.
Brooke partecipa all’impero immobiliare del marito ristrutturando alcuni suoi palazzi e dedicandosi all’attività benefica della Astor Foundation. Durante l’ultimo anno di vita del marito, Brooke lo difende legalmente dalle pretese di un fratellastro, Jackie Astor, che reclama parte del patrimonio di famiglia, senza averne il diritto.
Rimasta vedova e unica destinataria di un’eredità imponente, Brooke riceve diverse proposte di matrimonio, ma le declina tutte: “Dovrei trovare un uomo dell’età giusta e, soprattutto, qualcuno che sia qualcuno, cosa davvero difficile. Credo di non essere più maritabile, ormai, ma ciò non esclude un flirt ogni tanto”.
Brooke vive anni di grande impegno filantropico come Trustee del Metropolitan Museum of Art e sostenitrice della New York Public Library e dell’Animal Medical Center, oltre a varie altre associazioni in difesa dell’infanzia e delle donne. A causa dell’Alzheimer, Brooke divenne sempre più p preda delle mire del figlio Anthony Marshall, che la isolò nell’appartamento di Fifth Avenue licenziando i collaboratori più fidati.
La storia viene alla luce nel 2006, grazie a un reportage del Daily News che descrivee la faida tra Anthony Marshall e suo figlio Philip (nipote della Astor), che accusa il padre di abuso e circonvenzione nei confronti dell’anziana Brooke.
Dalle investigazioni si scoprì che la Astor viveva in condizioni precarie, relegata nel suo grande appartamento, un tempo lussuoso e ormai svuotato di tutto. Il figlio aveva infatti venduto a sua insaputa opere d’arte, mobilio e gioielli, erodendo i conti bancari a proprio favore.
E’ l’inizio di una lunga battaglia legale del nipote Philip contro il proprio padre Anthony, per tutelare la dignità della signora Brooke, che viene trasferita al Lenox Hill Hospital, dove i medici attestano lo stato di grave trascuratezza della donna. Brooke muore nel 2007, e al suo funerale partecipano i personaggi più influenti dell’alta società newyorkese, Il figlio, Anthony Marshall, viene condannato a tre anni di prigione per abusi e appropriazione indebita, mentre il nipote Philip fonda a suo nome l’associazione Beyond Brooke, in difesa dei diritti degli anziani.
Sga