Lo spirito olimpico ha sempre impressionato profondamente l’immaginario collettivo, sia nella Grecia classica sia in occasione dei Giochi moderni, che sono stati fatti rinascere dal barone Pierre de Coubertin nel 1896. Questo “spirito” dovrebbe identificarsi con un ideale di concordia e di pacificazione sovranazionale, in omaggio al principio greco della “tregua sacra”.

Certo non vogliamo addentrarci nei meandri di definizioni e pensieri che non competono a chi scrive, ma certamente in questi giorni stiamo notando come le competizioni stiano facendo crescere nel nostro animo quel senso di patriottismo che soltanto la maglia azzurra indossata dai nostri atleti ci fa provare.

Come accade ogni quattro anni, ogni due se pensiamo anche alle Olimpiadi invernali, ci troviamo di fronte a competizioni e a sport che nel resto dell’anno non consideriamo e non apprezziamo a dovere.

Qualche esempio? Sicuramente il nuoto, i tuffi, la scherma e quella meraviglia di sport che è la ginnastica artistica.

Ieri sera le nostre “Fate”, questo il nome della squadra delle ragazze che hanno gareggiato nella disciplina della ginnastica artistica hanno trionfato davvero. Un trionfo che le ha portate a vincere la medaglia d’argento. Si è trattato di  un successo storico sia perché  la medaglia non aveva il tricolore dal 1928 sia perché le Fate si sono classificate dietro solo a quel mostro sacro che è Simone Bailes. 

La statunitense infatti è la stella indiscussa della Ginnastica artistica, tornata alle Olimpiadi dopo un periodo di stop forzato dovuto all’ansia e alla necessità di prendersi cura di se stessa.

Un aneddoto ? Dopo un oro che vale più di qualunque altra cosa, la ginnasta è stata criticata per l’acconciatura – sì ha dell’incredibile, ma è così- e lei come ogni ragazza che si rispetti, non ha tollerato critiche ai capelli.

“Non criticate i miei capelli. Erano pronti ma non c’è aria condizionata e ci sono 90mila gradi. La prossima volta che volete criticare i capelli di una ragazza nera NON FATELO”

E noi possiamo solo inchinarci di fronte a lei e alle ragazze che si impegnano al punto da rinunciare alla loro giovinezza per queste medaglie.

Silvia GALLI