Al momento del ritrovamento, infatti, la ragazza indossa esclusivamente il reggiseno rosa “a balconcino” e i calzini. Il top di cotone bianco è stato appoggiato di traverso sul ventre. In un’altra stanza, quella occupata solitamente dalla giovane per l’inserimento dati, c’è anche la borsa di Simonetta, dalla quale sono stati portati via tutti i soldi. All’appello mancano anche alcuni gioielli indossati dalla vittima. La ragazza non ha però subito violenza sessuale.
In diverse parti del corpo si possono osservare i fori di ingresso delle numerose coltellate. I colpi hanno attinto la giovane anche alla giugulare, al cuore, all’aorta, al fegato e agli occhi.
Le coltellate, ben 29, hanno una profondità variabile da 1,5 a 11,5 cm e, con ogni probabilità, sono state inferte quando il corpo della ragazza era già privo degli abiti e la vittima si trovava in stato di incoscienza.
Sul cadavere, infatti, non c’è alcun segno o ferita da difesa. Le unghie della vittima sono tutte lunghe, smaltate e ben curate. Le sue scarpe da ginnastica sono riposte ordinatamente all’interno della stanza. La ragazza è stata colpita anche al volto con violenza e ha una lesione sul seno sinistro.
Forse si tratta di un morso ma sul punto no vi è certezza. Altre macchie di sangue vengono rinvenute sulla porta, sulla maniglia e sul telefono presenti sulla scena del crimine. Alcune di queste macchie di sangue sono di gruppo A positivo.
Nelle altre stanze dell’ufficio non vi sono tracce di colluttazione, tutto è ordinato e non c’è alcun segno che possa far pensare che il corpo sia stato trascinato nel punto in cui è stato rinvenuto. Tutto sembra far ritenere che l’omicidio si sia consumato all’interno della stanza in cui è stato trovato il corpo. Per uccidere Simonetta è stato utilizzato un oggetto da punta e taglio con lama bitagliente, forse un punteruolo o più probabilmente un tagliacarte trovato a poca distanza dal suo corpo.
Il computer su cui la ragazza stava lavorando è rimasto acceso.
All’interno di uno sgabuzzino dell’appartamento vengono trovati due stracci sciacquati e rimessi al loro posto. Ma non sono stati utilizzati per ripulire la stanza.
L’assassino ha lasciato la scena del crimine chiudendo la porta con 4 mandate presumibilmente con le chiavi della ragazza, che non sono mai state ritrovate. Sulla porta di ingresso non c’è alcun segno di effrazione.
Alla prossima puntata…
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi
[ Torna indietro... ]