Le donne devono fare di più per la propria carriera rispetto a quello che già fanno? Secondo Sheryl Sandberg, attuale direttore operativo di Facebook, la risposta è affermativa. È infatti questa la teoria dell’imprenditrice, che tra le varie mansioni ricoperte appartiene al CdA di Starbucks e Walt Disney Company, sostenuta nel suo nuovo libro: “Lean In: Women, Work and The Will to Lead”.
Dall’idea della donna è così partito il sondaggio de l’Economist che si è chiesto se una donna manager blocca da sé ogni nuova possibilità di carriera. Effettuando un’indagine sui propri utenti e cercando di capire se tale ipotesi sia veritiera o meno, dal settimanale britannico è emerso che il 64% degli intervistati sostiene che sia la donna stessa a “bruciarsi” la carriera.
I motivi restano tutt’oggi mere ipotesi, ma è probabile che la classe dirigenziale associ la donna manager alla maggiore richiesta di ore libere necessarie per occuparsi della famiglia, senza contare permessi e congedi per la maternità che in alcuni casi arrivano in momenti poco opportuni per la produttività aziendale. A dire il vero, il fatto che donne lavoratrici prendano un periodo di pausa più o meno lungo non significa necessariamente che stiano deragliando la propria carriera.
Si tratta di decisioni e priorità: il fatto che una donna manager scelga di lavorare meno in cambio di maggior tempo con la propria famiglia, implica un cambiamento, non di certo un cosiddetto deragliamento. Perché la flessibilità di orari vale più di un bonus in denaro.
Giulia DONDONI