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LA SVOLTA DEL 2005

Nel 2005 una telefonata anonima giunta al programma televisivo “Chi l’ha visto?” apre un nuovo scenario in relazione alla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Il misterioso interlocutore, infatti, afferma: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica si Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca“. Renatino è il soprannome di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana ucciso nel 1990.

È proprio lui a essere sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare, a pochi metri dal luogo dove Emanuela Orlandi è scomparsa. Una sepoltura che desta qualche sospetto, visto che in quel luogo riposano uomini di chiesa e benefattori: un criminale come De Pedis in questo contesto, è proprio il caso di dirlo, è un pesce fuor d’acqua. Certo, pare fosse devoto e facesse beneficienza… ma può bastare questo, o c’è qualcosa sotto? E cosa c’entra lui con la scomparsa di Emanuela Orlandi, a parte la sua forte somiglianza con l’identikit dell’uomo con la Bmw che la giovane cittadina vaticana avrebbe seguito prima di dissolversi nel nulla? Nel 2011 la procura di Roma svela il nome del misterioso telefonista del 2005: si tratterebbe di Carlo Alberto De Tomasi, figlio di Giuseppe, noto membro della Banda della Magliana.

 

SABRINA MINARDI

Sabrina Minardi, ex moglie del bomber della Lazio Bruno Giordano, tra il 1982 e il 1984 è stata l’amante di Enrico De Pedis, il boss della Banda della Magliana inspiegabilmente sepolto nella basilica di Sant’Apollinare. A partire dal 2006 la Minardi inizia a parlare e a raccontare quello che sa, prima alla giornalista Raffaella Notariale e poi agli organi giudiziari.

Secondo la donna, Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita e in seguito uccisa proprio dalla Banda della Magliana, per ordine di monsignor Paul Marcinkus, all’epoca presidente dello IOR, la banca vaticana.

La Minardi, De Pedis e un certo “Sergio”, subito dopo il rapimento avrebbero portato Emanuela a Torvajanica, dove sarebbe rimasta per 15 giorni e dove avrebbe ricevuto la visita del cardinale Paul Marcinkus. In seguito la ragazza sarebbe stata trasferita nel quartiere di Monteverde, e precisamente in via Pignatelli, dove gli inquirenti hanno accertato la presenza di un nascondiglio sotterraneo, per poi essere di nuovo condotta a Torvajanica, dove sarebbe stata uccisa, chiusa dentro un sacco e gettata da De Pedis e da un altro uomo in una betoniera, insieme a un altro cadavere. Questo secondo cadavere, stando alle dichiarazioni rese dalla Minardi nel 2008, apparterrebbe a Domenico Nicitra, un ragazzino di 11 anni la cui scomparsa, assieme a quella dello zio, è da ricondursi a una brutta storia di mafia.

Proprio questo particolare, però, rischia di far vacillare tutta la testimonianza della Minardi: Domenico Nicitra, infatti, è scomparso nel 1993, ossia 10 anni dopo il rapimento di Emanuela Orlandi e 3 anni dopo la morte di De Pedis. Un errore temporale significativo, attribuibile forse ai seri problemi di salute e di droga della teste.

Tuttavia nel 2009 la Minardi, ascoltata nuovamente dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal PM Simona Maisto, sembra aver chiarito i punti critici della sua precedente deposizione, e la sua ricostruzione di quanto accaduto ad Emanuela Orlandi convince sempre di più.

Continua…

Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi