In quel caldo pomeriggio la sede dell’AIAG è chiusa al pubblico e lo stabile di via Poma è semi deserto. La ragazza vi giunge intorno alle 16.
Un’ora e mezza più tardi parla al telefono con una dipendente dell’AIAG, Luigia Berrettini, alla quale chiede informazioni circa una password di accesso a un computer.
Alle 18.20, come da accordi, Simonetta dovrebbe chiamare il suo referente alla Reli Sas, Salvatore Volponi, ma questa telefonata non verrà mai effettuata. Quando non la vedono rientrare per l’ora di cena, i famigliari di Simonetta iniziano a preoccuparsi.
È la sorella Paola a prendere in mano la situazione: insieme al fidanzato si reca a casa di Salvatore Volponi per avere notizie, ma invano. Volponi non sa nemmeno dove si trovino gli uffici dell’AIAG. Paola Cesaroni però non si arrende, cerca l’indirizzo nell’elenco telefonico e insieme al fidanzato, a Volponi e al figlio di quest’ultimo giunge a via Poma.
Ormai sono passate le 23. Ad aprire la porta degli uffici dell’AIAG, chiusa con 4 mandate, è Giuseppa De Luca, la moglie del portiere dello stabile.
In fondo al corridoio, nella stanza del Presidente dell’Associazione, il corpo di Simonetta, ormai privo di vita, giace a terra seminudo, martoriato da 29 colpi inferti con un’arma da taglio a superficie bitagliente. La scena del delitto appare in parte ripulita.
Inizia così uno dei gialli più intricati della storia del nostro Paese, da tutti ricordato come il “delitto di via Poma”.
Alla prossima puntata…
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi
[ Torna indietro... ]
Vanacore, portiere dello stabile. Nessun dubbio