Nel 1997 nella soleggiata Miami, accade un fatto che sconvolgerà il mondo intero per la sua brutalità apparentemente gratuita ed alimentata da pura follia: la mattina del 15 luglio, nella centralissima Ocean Drive di Miami Beach, sotto gli occhi di numerosi testimoni viene ucciso con due colpi di pistola alla testa lo stilista italiano Gianni Versace.
Fin da subito si sospetta che l’assassino sia Andrew Cunanan, uno gigolò omosessuale di 27 anni che negli ultimi mesi, in preda ad una sorta di bramosia omicidiaria, aveva già ucciso altre quattro persone, diventando così un serial killer tra i dieci maggior ricercati d’America.
La conferma si ha quando, accanto al furgoncino da lui rubato all’ultima vittima della sua serie omicidiaria, vengono trovati i vestiti che, a detta dei testimoni, indossava il killer di Versace e il passaporto di Cunanan emesso dal Principato di Sealand, il cui “ambasciatore” era Thorsten Reineck, un tedesco proprietario della house-boat dove Cunanan verrà trovato morto. Le vittime selezionate da Cunanan sembrano essere in prevalenza uomini ricchi e gay, quindi Versace rappresentava il “candidato” ideale. Almeno sulla carta…
Dopo nove giorni di ricerche, il 24 luglio 1997 il custode di una casa galleggiante al 5250 di Collins Avenue (Miami Beach) dà l’allarme: all’interno dell’abitazione si è nascosto un uomo che, a detta del custode (tal Carrera), si era introdotto nella house boat forzando il lucchetto. Carrera, appena entrato, ha sentito uno sparo, che in seguito verrà considerato ufficialmente come il colpo suicida… (o almeno così sembrerebbe…).
In quel momento non si conosceva ancora l’identità dell’uomo all’interno della house boat ma subito polizia, FBI, vigili del fuoco e guardia nazionale circondarono la casa galleggiante e, dopo vari tentativi (anche con lanci di fumogeni) per far uscire allo scoperto l’individuo, fecero irruzione trovando così il corpo di Cunanan riverso sul letto in una camera al piano superiore della casa galleggiante.
L’assassino di Gianni Versace si è suicidato sparandosi in faccia con una Taurus .40 prima di essere arrestato: questa è la versione ufficiale e il caso viene chiuso. Ma qualcosa non torna.
Il detective incaricato del caso per il Miami Beach Police Dept., Gary Schiaffo, rilascia infatti delle dichiarazioni che sono del tutto incongruenti con la versione ufficiale fornita dalle autorità locali e dall’FBI.
Secondo l’uomo, Cunanan non si sarebbe suicidato e, con ogni probabilità, sarebbe stato ucciso altrove e portato solo in un secondo momento all’interno della house boat per poi inscenare il suo ritrovamento “casuale”.
In altre parole, secondo Schiaffo la testa di Cunanan sarebbe stata offerta su un vassoio d’argento al FBI e al Dipartimento di Polizia di Miami Beach per chiudere in fretta e furia il delitto Versace ed evitare guai peggiori alla città di Miami. Già, ma da chi e perché?
È a questo punto che entra nella vicenda anche Enrico Forti.
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi