8 gennaio 2001. Sono da poco trascorse le 8 di una serata umida di pioggia quando la contessa Francesca Vacca Agusta scompare misteriosamente nel nulla mentre si trova all’interno della sua lussuosa dimora, una villa a strapiombo sul suggestivo golfo di Portofino.
Era uscita nel giardino della villa con indosso un accappatoio bianco ed un paio di pantofole spaiate. Aveva bevuto e fatto uso di psicofarmaci. Era uscita sbattendo la porta-finestra mentre si trovava in uno stato alterato di mente. O almeno così la descrivono gli altri occupanti della villa al momento della scomparsa.
Tra questi ultimi spiccano l’amante-bodyguard messicano Tirso Chazaro e l’amica del cuore, ex commessa e aspirante soubrette, Susanna Torretta.
Passano circa sei ore quando Maurizio Raggio, ex convivente della contessa, raggiunto telefonicamente a Miami dal messicano, allerta le forze dell’Ordine e da il via alle ricerche della donna.
Il giorno dopo la notizia fa il giro del mondo e fa capolino da tutte le prime pagine dei giornali. Non sfugge certo alla stampa che la contessa è ancora una donna molto ricca e che la sua scomparsa non potà che scatenare una spietata guerra per la sua appetitosa eredità.
La donna, ex modella e grande esperta di pubbliche relazioni, aveva avuto un passato dorato all’interno del jet set internazionale.
Aveva sposato il conte Corrado Agusta, il noto imprenditore patron degli elicotteri Agusta.
Villa Altachiara era proprio un “regalo” del marito che, morendo, l’aveva resa una donna molto ricca.
La splendida dimora sulle alture di Portofino era stata progettata e costruita alla fine dell’ottocento proprio dal famosissimo egittologo Lord Carnarvon (George Edward Stahnope Malyneux Herbert), colui che scoprì la tomba del faraone Tutankhamen nella Valle dei Re in Egitto, portando con sè per sempre l’onore per quella straordinaria scoperta ma anche l’ombra oscura della “maledizione” del faraone.
La villa e tutte le sue pertinenze vennero analizzate palmo a palmo ma della contessa nessuna traccia. Solo 3 giorni dopo proprio il mare che circondava il bellissimo golfo restituisce un tragico elemento. Si tratta dell’accappatoio indossato quella sera dalla contessa. Ha un taglio a forma di L sulla schiena.
A fugare ogni dubbio circa l’appartenenza dell’indumento vi sono le iniziali della donna ricamate sopra e ancora perfettamente visibili.
A questo punto si fa strada l’ipotesi della precipitazione accidentale dalla scogliera. Una tragica fatalità dunque. Od un meno probabile suicidio.
Ma dov’e’ il corpo della contessa? E se qualcuno l’avesse spinta giù approfittando della sua scarsa lucidità del momento? E se fosse fuggita? Sono ancora molte le tessere del puzzle che non tornano.
Poi, tre settimane dopo, il 22 gennaio 2001 sulla spiaggia tra Marsiglia e Tolone, a ben 370 km dalla scogliera di villa Altachiara, viene ritrovato un corpo di donna in pessime condizioni. Non ha indosso più nulla. Il corpoè stato parzialmente divorato dalla fauna acquatica che ne ha fatto scempio ed è rimasto in mare per almeno 20 giorni. Al dito sono ancora presenti due anelli.
A permettere l’identificazione del corpo sarà proprio uno dei due gioielli che porta incisa la data delle seconde nozze del padre della contessa. Non ci sono dubbi. Quel corpo straziato dal mare e da una rovinosa caduta è quello di Francesca Vacca Agusta. Sarà proprio il fratello della contessa, Domenico, ad effettuare il riconoscimento ufficiale.
La contessa è arrivata in acqua che già non respirava più. L’esame autoptico infatti non troverà acqua nei suoi polmoni. Non e’ morta annegata quindi. E’ assai probabile che la donna sia morta sul colpo durante la caduta quando ha battuto violentemente il capo contro le rocce della scogliera. Le indagini a cura della Procura di Chiavari non risparmiarono nessuna pista utile. Ma, dopo circa un anno e mezzo, il caso viene archiviato come tragica fatalità.
La contessa Vacca Agusta è caduta dalla villa mentre con ogni probabilità stava cercando di nascondersi per attirare l’attenzione degli altri coinquilini. Lo faceva spesso. Stavolta lo aveva fatto, con ogni probabilità, una volta di troppo.
Secondo una sorta di autopsia psicologica effettuata qualche tempo dopo il ritrovamento, la donna era affetta da una sorta di regressione infantile che si manifestava nei momenti di maggior carico emotivo. La contessa era una donna fragile, ossessionata dall’idea di invecchiare, incapace di accettare il ridimensionamento fisiologico delle sue aspettative di vita.
A spingerla giù dalla scogliera non una mano assassina dunque, ma un mix letale di solitudine e fragilità.. E poi giù verso l’abbraccio mortale con quel mare che l’aveva conosciuta come regina e che ora ne faceva scempio senza pieta’.
Dopo la tragica scomparsa della contessa anche l’ultimo oltraggio alla sua memoria: inizia infatti una vera e propria guerra senza esclusione di colpi tra i suoi aspiranti eredi per la spartizione dei suoi averi.
Alla fine il tutto si concluderà, dopo diversi anni, con un accordo tra i due principali contendenti: l’ultimo compagno Tirso Chazaro ed il grande amore di sempre Maurizio Raggio.
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi