Da poco scampata al pericolo dell’uragano Irene, la città di New York ha ripreso a vivere e fa il conto delle vittime e dei danni subiti, decisamente meno ingenti rispetto a quanto si temeva.
Viene da chiedersi come mai gli uragani più pericolosi abbiano tutti nomi femminili, e se si tratti di un caso o della malevola scelta di qualche meteorologo.
Prima di Irene, infatti, sono passati l’uragano Katrina (2005), prima ancora Agnes (1972) e Camille (1969). Tutti uragani devastanti che portano il nome di donne.
Si legge in Internet che come le donne gli uragani sono caldi e accoglienti all’inizio, ma poi ti portano via tutto quello che hai. Naturalmente questa frase l’ha scritta un uomo, e noi di The Woman non possiamo e non vogliamo sottoscriverla.
Va detto che anche uragani col nome maschile hanno fatto ingenti danni nell’ultimo trentennio: basta pensare ad Andrew (1992) e a Frederic (1979).
Nel 1953 la World Meteorological Organization ha iniziato ad assegnare nomi di donna a rotazione agli uragani del bacino atlantico. Un metodo sicuramente molto pratico (prima si utilizzava il nome del santo del giorno nel quale l’uragano si abbatteva con maggiore violenza, poi per un breve periodo si è preferito dare latitudine e longitudine; ma entrambi i metodi hanno mostrato presto le loro carenze). Tuttavia, quello dei nomi femminili è anche un metodo ben poco politically correct: infatti, dal 1979 le femministe hanno chiesto è ottenuto che ai nomi femminili si alternassero quelli maschili.
Da allora l’elenco di 21 nomi alternati tra maschili e femminili, uno per ogni lettera dell’alfabeto (escluse la Q, la U, la X, la Y e la Z) si ripete uguale ogni 6 anni, ma il nome degli uragani che hanno causato gravi danni viene sostituito.
Ecco perché nel 2011 non avremo più, rispetto al 2005, un’altra Katrina (al suo posto arriverà Katia), ma non abbiamo avuto neanche un Dennis, né avremo un’altra Rita, un altro Stan e un’altra Wilma: tutti uragani del 2005 che nessuno desidera più rievocare, sia maschi che femmine, come si può vedere.
Perché allora passano alla storia (quasi) solo gli uragani col nome di donna? Per
qualche sfortunata coincidenza, direi io, a meno che davvero i simpatici meteorologi dell’esercito americano – che dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, secondo la leggenda, diedero agli uragani il nome delle loro mogli e fidanzate – non continuino a colpire indirettamente.
Abbiamo voluto le pari opportunità nei nomi degli uragani, ma i più devastanti, quelli destinati a passare alla storia, sono sempre loro, quelli che portano un nome di donna.
Livia Buseghin