Claudia Ornesi, 42 anni, una donna molto allegra e solare, un lavoro impiegatizio, una figlia di 2 anni e una famiglia molto unita che la aiutava a crescere la piccola Livia. Una vita tutto sommato serena in cui campeggiava una grande assenza: quella del padre della piccola Livia. Ma che il suo fosse un destino da madre single Claudia lo sapeva bene. La bimba era stata accolta come un dono, nonostante certo le circostanze non fossero delle migliori.
Il padre, Maurizio Iori, primario oculista nell’ospedale di Crema, ha già infatti un’altra famiglia, quella ufficiale, e altri figli da crescere. Una vita resa complicata, quella del medico cremasco, dalla sua “passione” per le “scappatelle” extraconiugali. Molte le sue amanti… al punto da fargli letteralmente perdere il conto. E tra queste Claudia, come le altre, una relazione fugace, una di quelle destinate ad essere archiviate in fretta senza particolari drammi o nostalgie. Ma questa volta, e non è nemmeno la prima, qualcosa va storto: Claudia rimane incinta e non vuole saperne di interrompere la gravidanza. E’ con questi presupposti che nasce la piccola Livia: una mamma decisa a metterla al mondo nonostante tutto e tutti e un padre troppo occupato a nascondere i suoi molti segreti per conservare la sua onorabilità ed il suo prestigio sociale…
Ma il 21 luglio 2011 tutto precipita nel dramma più irrimediabile quando il Sig. Ornesi, padre di Claudia e nonno di Livia, entra nell’appartamento di via Dogali.
Claudia era distesa sul letto, completamente vestita. Sul suo corpo erano già abbondantemente individuabili i segni inequivocabili del decesso sotto forma di evidenti chiazze violacee all’altezza delle braccia scoperte. Livia invece era nel suo lettino e aveva ancora il suo inseparabile ciuccio in bocca. E anche per lei non c’era più niente da fare. Nell’immediatezza si pensa ad un suicidio. Quei 9 blister di Xanax trovati vuoti in cucina e la presenza di 4 bombole da campeggio trovate nei pressi del letto di Livia e di Claudia inizialmente sembrano lasciar ipotizzare un gesto disperato da parte della donna. Ma in realtà sono davvero tanti gli elementi che non tornano.
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi