Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Simona Maisto intendono chiudere l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi entro l’autunno, non prima, comunque, dell’accertamento tecnico sulle ossa recuperate nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, dove e’ stato sepolto fino al maggio dello scorso anno il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, e sul flauto mostrato nel corso del programma “Chi l’ha visto“.
Gli esperti della scientifica che lo stanno analizzando “hanno accertato la presenza di oltre 40 reperti biologici, ma le loro dimensioni, ed il livello di logorio, non consentono una comparazione con il DNA di Emanuela. Ulteriori e più sofisticati esami sono stati disposti da Capaldo e Maisto, ma la sensazione è che difficilmente potranno arrivare notizie interessanti dal flauto“, riporta Ansa.it.
Secondo il nuovo super testimone Marco Fassoni Accetti, poi, Emanuela Orlandi, e l’altra giovane scomparsa di quel periodo, Mirella Gregori, “si sarebbero allontanate spontaneamente nel quadro di una trama ordita per condizionare la Curia“.
Ad oggi, i nomi iscritti nel registro degli indagati per il sequestro di Emanuela Orlandi sono Marco Fassoni Accetti, già in carcere per altri reati; monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare, ritenuto dagli inquirenti un elemento centrale della sparizione della Orlandi; Sergio Virtù, Angelo Cassani detto “Ciletto”, Gianfranco Cerboni, detto “Gigetto”, soggetti che hanno fatto parte, o gravitato nell’orbita della Banda, attiva a Roma tra gli anni ’70 e ’80; e Sabrina Minardi, già amante di De Pedis, che ha ridato impulso alle indagini attribuendo la responsabilità della sparizione della Orlandi alla Banda della Magliana.
A quanto pare, dunque, e come più volte ricordato dalla nota criminologa Roberta Bruzzone nel corso di questi mesi, la verità su trent’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi è ben lontana dall’essere svelata.
Pa.P.
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