di Erika POMPILI
“L’ottimismo è il profumo della vita” recitava una famosa pubblicità, ma nessuno avrebbe mai pensato che oltre a far stare meglio avrebbe allungato l’esistenza.
Un’equipe di scienziati dell’Università di Zurigo ha infatti dimostrato che vive di più chi, nonostante la salute imperfetta e la crisi dirompente, vede il mondo attraverso le lenti rosa dell’ottimismo; mentre chi si lamenta in continuazione e pensa sempre al peggio, può arrivare persino a triplicare il rischio morte prematura.
L’esperimento è avvenuto in due tappe: la prima, negli anni ’70, aveva richiesto semplicemente un giudizio ad 8250 persone sulla propria qualità di vita in termini di salute (affiancato da una visita medica), la seconda, trent’anni dopo, ha stabilito un rapporto tra mortalità dei partecipanti e il giudizio sulla salute espresso in precedenza.
Il risultato è stato sconvolgente: gli uomini pessimisti triplicano il rischio di morire prima rispetto a quelli ottimisti, un po’ meglio va alle donne che lo raddoppiano solo.
Il dubbio poteva essere che il giudizio espresso fosse correlato alle reali condizioni fisiche dei soggetti, e quindi non scientificamente rilevante. In realtà lo studio è stato statisticamente corretto in modo che i dati raccolti non venissero influenzati dalle condizioni mediche (malattie croniche, farmaci, fumo…) e i risultati sono stati confermati: nonostante gli acciacchi, i dolori, le terapie e lo stress chiunque giudichi la sua vita “ottima” ha più probabilità di vivere a lungo di chi si chiude nel silenzio e nella tristezza.
L’ottimismo è quindi protettivo non solo a livello mentale, ma anche fisico, perché dona a chi lo possiede le armi necessarie per tenere a bada persino malattie terribili. Un motivo in più per rispondere positivamente al solito “come stai?”.