Un tempo si desiderava una residenza con molte stanze: una cucina ampia, una stanza da letto con il balcone, un immenso salotto. La casa diveniva, nell’immaginario, il più bel gioiello da esibire. Ora, però, si preferisce stare stretti stretti. Sarà perché, proprio come i gioielli, le case grandi costano un’occhio della testa.
Secondo un’analisi condotta da Immobiliare.it su un campione di oltre un milione e mezzo di annunci, le dimensioni contano: in sei anni i metri quadri ricercati dagli acquirenti hanno subito un caso del 10%.
La ricerca del piccolo immobile muta anche la richiesta della tipologia: dai quadrilocali si passa ai trilocali, con una sola richiesta ormai divenuta uno standard: il doppio bagno. Poco importa che siano minuscoli.
Significative sono le scelte che chi cerca casa effettuate nelle più grandi città italiane: dal 2007 a oggi, chi cerca casa a Milano è passato dalla ricerca di 87 metri quadrati a 76. Ancora più grande la riduzione nella capitale, Roma; si è passati dai circa 91 metri quadrati a 75.
Cambiano anche le planimetrie: cucina e salotto diventano un ambiente unico, scompaiono quasi del tutto i corridoi, le camere da letto diventano minimal, riuscendo a contenere giusto i letti.
«È innegabile che la principale spinta a rivedere le proprie esigenze di spazio sia stato il crescente costo degli immobili e la difficoltà di accedere al credito – ha dichiarato Carlo Giordano, amministratore delegato di Gruppo Immobiliare.it – ma va considerato anche che la riduzione delle planimetrie delle case è avvenuta per una crescente razionalizzazione degli spazi, operata tanto negli immobili di nuova costruzione quanto nelle ristrutturazioni di quelle già esistenti».
In poche parole? Più crisi, meno spazi. E la casa diventa sempre più un nido. Anche nelle misure.
Caterina Damiano
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