Glamora si occupa di Creative Wallcoverings ovvero di carte da parati e rivestimenti murari che si adattano ad ogni esigenza, personalizzabili e dal forte impatto visuale.
Ad interpretare il mood dell’azienda, nell’ultima collezione, ci pensa Kamir Rashid, artista visionario di origini anglo-egiziane, che vive e lavora a New York. Multiverse, è il nome della sua nuova linea per il catalogo 2013.
Rashid è uno dei più importanti designer industriali contemporanei con all’attivo oltre 2.000 oggetti messi in produzione, molti dei quali in partnership con aziende e marchi prestigiosi come Alessi, Artemide, Audi, Estée Lauder, Giorgio Armani, Kenzo, Prada, Sony, Toyota.
Le sue creazioni sono ospitate in tutto il mondo in musei e spazi espositivi, ma Karim Rashid è presente anche in Italia, con il progetto degli allestimenti interni della Stazione Università, la linea 1 della Metropolitana di Napoli, uno dei pochi esempi nel nostro paese di connubio tra design e mobilità urbana.
La collezione Multiverse? Raccoglie in sé l’universo di Rashid: una visione caleidoscopica, energica e multidimensionale del mondo; una vera e propria trasformazione dello spazio, in cui le pareti assumono un aspetto totalmente immaginifico grazie a linee sinuose e forme biomorfiche.
Addio piattume, dunque: l’effetto è quello tridimensionale e illusorio con i wallpapers (9 in 4 varianti di colore) che fanno sembrare il tutto in movimento, quasi come fosse una realtà virtuale. A dirla tutta, i colori sono vibranti e del tutto ‘artificiali’, creando un effetto a metà tra presente e futuro, un vero e proprio multiuniverso.
Karim ha stilato un Karimanifesto, in cui esprime la sua poetica e le sue idee riguardo al design: per lui, il design ha a che fare con il miglioramento della nostra vita poeticamente, esteticamente, ‘esperienzialmente’, sensorialmente ed emotivamente. Il desiderio è quello di vedere persone che vivano pienamente il nostro tempo, che partecipino al mondo contemporaneo, e che si stacchino da nostalgia, tradizioni antiquate, vecchi rituali kitsch e senza senso.
Un vero e proprio inno alla contemporaneità. Che sia futurismo 2.0?
Martina ZANGHI’