di Davide PASSONI
Oggi come oggi, fare il wedding planner pare essere diventato una moda. Sarà per certi personaggi della tv di casa nostra, sarà per il fiorire di serie tv sulle nozze, fatto sta che pare quasi che tutti possano improvvisarsi organizzatori di matrimoni. E invece no. Ci vogliono rigore, organizzazione e soprattutto formazione specifica. Ne sa qualcosa Anna Caroli, che con la sua agenzia Glamtime, con un piede in Puglia e uno a Milano, fa del wedding planning una missione più che una professione.
Che storia ha Glamtime?
Glamtime nasce come agenzia di comunicazione e organizzazione di eventi per il settore business. Ho lavorato per vari anni in diverse aziende, sempre nella comunicazione e nel marketing. A un certo punto, quattro anni e mezzo fa, ho deciso di creare un’agenzia che comprendesse servizi di comunicazione a 360 gradi.
Come siete strutturati?
Oggi in Glamtime abbiamo due aree distinte, una dedicata al business con servizi di comunicazione, programmazione pubblicitaria, ufficio stampa, presentazione di prodotto, organizzazione meeting, convention, eventi aziendali ecc… e l’altra dedicata al privato: organizzazione di matrimoni, feste private, consulenza d’immagine e personal shopping. Abbiamo due sedi, una a Milano e una in Puglia, ma operiamo su tutto il territorio italiano.
Più clienti italiani o stranieri?
Abbiamo molta clientela estera sia per il wedding, sia per la consulenza d’immagine sia per i servizi di personal shopping, perché abbiamo accordi con agenzie estere di incoming. I clienti sono soprattutto russi, arabi, inglesi e varie altre nazionalità.
Quindi l’appeal dell’Italia non viene meno…
Mai. Le zone più gettonate al Nord sono le località dei laghi, da Stresa a Como, mentre al Sud la Puglia va alla grande negli ultimi anni, grazie a una serie di masserie molto belle che si prestano come location ideali per matrimoni, anche di coppie straniere.
Come mai?
Lo straniero che vuole sposarsi in Puglia lo fa perché già la conosce, visto che negli ultimi anni la regione ha investito molto in comunicazione. Poi siamo noi a indicarla nel caso qualcuno ci chieda dei suggerimenti.
E per il personal shopping?
Vince sempre Milano. Anche perché è un servizio che proponiamo solo nel capoluogo lombardo.
Che cosa serve per essere un bravo wedding planner?
Bisogna innanzitutto avere esperienza personale nel campo dell’organizzazione eventi e poi fare un corso specifico. È un settore molto particolare, sicuramente florido, ma il wedding planner deve conoscere il mercato, perché segue la coppia in tutto l’iter organizzativo, dalla stretta di mano con cui ci si conosce fino al taglio della torta e al ricevimento.
La coppia è nelle vostre mani…
Bisogna capire le dinamiche di questo mercato e tutelare la coppia negli accordi con i diversi fornitori, che non sempre, purtroppo, sono del tutto trasparenti. Il wedding planner capisce le esigenze della coppia e le indirizza nella scelta dei fornitori migliori. E poi segue la scelta dei colori, degli allestimenti, il timing, il giorno del matrimonio è sul posto per coordinare tutto, fa da regia senza essere invadente. Insomma, la coppia si fida ciecamente di lui. È una figura di supporto che dovrebbe esserci in ogni matrimonio. Non lo dico perché lo faccio di mestiere, ma in questi casi il fai-da-te rischia di non pagare; e poi, se si sbaglia in questo giorno è un errore che si paga per sempre.
La richiesta più strana che ha mai avuto come wedding planner?
Si va dal maggiolone di un certo anno, fatto in un certo modo, alla coppia di tedeschi dove lui ci ha fatto fingere di organizzare uno shooting fotografico con personal shopping per lei e alcune amiche a Milano per poi, una volta arrivati qui, farle la proposta di matrimonio del tutto inaspettata in piazza Duomo e sposarla dopo due giorni sul lago di Como.
La coppia che è venuta da più lontano?
Dalla Russia, una coppia che si è sposata in Puglia perché era innamorata della regione, con le nozze celebrate in una chiesetta sconsacrata.
È mai stata costretta a dire di no a qualcuno?
Sì, perché a volte ci sono richieste assurde a ridosso del matrimonio. Per esempio, una coppia di svizzeri in cui lui non sapeva fino all’ultimo se volersi sposare in chiesa o meno, lei ha scelto una location particolarissima ma dopo aver fatto tutte le ricerche del caso ho dovuto dire di no perché non ci saremmo stati con i tempi.
Si sente la crisi sulla vostra parte business?
Un po’ sì, perché le aziende in periodi così risparmiano sulla comunicazione, salvo poi accorgersi di quanto sia fondamentale e se ne pentono.