Guardando al mondo delle celeb, sembra che adottare un bambino sia semplice e veloce come andare al supermercato: un giorno prima erano single e senza figli e il giorno dopo, puff!, ecco che un neonato spunta sulle loro braccia, diventate subito esperte ed amorevoli.
L’ultimo esempio è quello di Charlize Theron, che, per consolarsi della fine della storia, ormai archiviata definitivamente, con Sean Penn, ha adottato una bimba, August, dopo che, nel 2012, era diventata mamma, sempre adottiva, di Jackson, che ora ha tre anni.
Le cose sono molto diverse in Italia, per tanti motivi: prima di tutto, l’adozione è interdetta ai single e anche alle coppie conviventi. Per diventare genitori adottivi, dunque, è necessario essere sposati, altrimenti è impossibile fare la domanda.
Inoltre, la procedura per poter adottare un bimbo è lunga, dispendiosa e sofferta.
Non mettiamo in dubbio che, per essere considerati idonei, i futuri ed aspiranti genitori debbano sottoporsi a colloqui e verifiche, e sappiamo che si tratta di procedure pensate per il benessere del bambino, ma ci sono dati allarmanti che testimoniano come, forse, i tempi di attesa e la tendenza a passare ai raggi X la vita di una coppia stiano scoraggiando tanti potenziali genitori, il cui unico desiderio è quello di prendersi cura di una creatura bisognosa di affetto e di cure.
Non si tratta solo di un sospetto, ma di una certezza, avvalorata da dati che cominciano a diventare preoccupanti.
Se, infatti, nel 2010 le coppie italiane hanno adottato 4.130 bambini nel mondo, nel primo semestre del 2015 sono solo 850 i bambini che hanno trovato una famiglia in Italia.
Se questo trend dovesse continuare fino a fine anno, significherebbe che le adozioni si sono ridotte a meno della metà, con un crollo del 58%, che non corrisponde, ovviamente, ad una diminuzione dei bambini in cerca di famiglia.
Da questo dato ha preso spunto Aibi – Associazione amici dei bambini, per il suo convegno organizzato a Gabicce Mare dove si sono riuniti esperti provenienti da Spagna, Francia, Brasile e Africa per discutere della flessione nelle adozioni.
La situazione non è critica solo in Italia, poiché anche in Spagna le cifre parlano chiaro. A questo proposito, nel 2014 i bambini nati da fecondazione assistita sono stati 1.400, quelli arrivati in adozione internazionale 1.200. E in generale, i 4 Paesi più accoglienti al mondo hanno registrato un crollo del 64% dal 2004 al 2013.
Jean-Michael Rapinat, direttore aggiunto dell’Agenzia francese per l’adozione, intervenuto al convegno, ha avvalorato la nostra tesi, puntando il dito contro “gli iter adottivi troppo lunghi, i costi proibitivi per le coppie e un profilo dei minori adottabili più problematico rispetto alla disponibilità di molte famiglie“.
I genitori che vogliono adottare, generalmente dirigono le loro preferenze verso i bimbi più piccoli, possibilmente neonati, e, se da un lato è comprensibile, dall’altro occorrerebbe rassicurare le coppie e rassicurarle in caso di adozione di bambini più grandi, magari garantendo loro un’assistenza post-adozione.
In Italia sembrava che questo problema non ci fosse e che, addirittura, non venisse fatta differenza tra neonati e bimbi più “grandi” e, dopo il 2005, l’anno d’oro delle adozioni, solo nel 2012 si è registrato un calo sostanziale e, ad oggi, non ci sono tracce di ripresa.
Tra i rimedi, che, ricordiamolo, porterebbero vantaggi e benessere soprattutto ai bambini, si parla di dirigere le adozioni verso Paesi per ora poco considerati, dove esistono situazioni a rischio per migliaia di bambini, il cui destino, ad oggi, si alterna tra la prospettiva di crescere in un istituto e quella di vivere per strada, dove ad attenderli ci sono violenza e morte.
Si tratta dei paesi africani dilaniati da anni ed anni di guerre civili, dove ancora oggi non c’è segnale di ripresa e dove, a pagarne le maggiori conseguenze, sono appunto i minori.
Ma, in questo caso, emergono anche pregiudizi culturali e timori infondati, che, però, dovrebbero essere abbattuti dagli enti che si occupano delle adozioni, e all’instaurazione di rapporti di continuità e confidenza con i genitori adottivi.
Non aspettano altro che stringere tra le braccia i loro figli, che li aspettano speranzosi ma che ancora non conoscono i loro volti.
Vera MORETTI