Un neonato non pretenderà di addormentarsi nel letto dei genitori o cullato tra le braccia se non l’ha mai provato. La teoria che mi ha indicato l’ostetrica è quella spiegata da Tracy Hogg nel suo best seller Il linguaggio segreto dei neonati una teoria che non priva i neonati dell’affetto dei genitori, ma cerca di renderli il più possibile autonomi, anche in una fase complessa come la ricerca del sonno.
Le indicazioni della Hogg sono sostanzialmente tre: tenere sempre lo stesso atteggiamento fin da subito, i bambini apprezzano la consuetudine e la recepiscono come insegnamento; calmare il bimbo prima di prepararlo alla nanna aiuta a migliorare la qualità del sonno, quindi un bagnetto, un massaggio o una canzoncina sussurrata possono essere un valido aiuto.
Il terzo suggerimento è il più difficile da mettere in pratica: cosa c’è di più dolce che addormentare il proprio bimbo tra le braccia? Nulla, ma è molto meglio metterlo nella culla prima che si addormenti, altrimenti se si sveglia si troverà spiazzato: è come se noi adulti ci addormentassimo in camera da letto e ci svegliassimo in terrazza.
La tecnica è dunque coccolarli, ma metterli nella culla prima che si addormentino, è fondamentale essere presenti, ma lasciare che si addormentino da soli. Naturalmente ogni bambino ed ogni famiglia fa storia a sé, ma i suggerimenti della Hogg, che sono poi semplicemente delle regole di buon senso sono quasi sempre un ottimo aiuto.
Silvia GALLI
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