Come interpretare il pianto, capire se soffre, se è felice o se qualche cosa, ad esempio un rumore o la luce lo disturba. E’ molto difficile interpretare i segnali che i nostri bambini ci mandano, c’è una letteratura amplissima sull’argomento e alcuni testi possono essere davvero utili, Il linguaggio segreto dei neonati di Tracy Hoggs è uno tra i più gettonati, ma la verità è che finché i bambini non imparano ad esprimersi, noi genitori possiamo solo cercare di interpretare al meglio i loro vagiti.
Fino ai due mesi il linguaggio del bambino è fatto di piccoli segnali come il ruttino, lo sbadiglio ed il pianto che rappresenta la sua voce: non sempre significa dolore, più spesso è una richiesta di attenzione. Verso i tre mesi il bimbo solitamente inizia a sorridere, per imitazione di un adulto e, di conseguenza, a commuovere genitori e nonni; è dopo il settimo mese, invece, che inizia la fase della lallazione, l’emissione di sillabe o coppie di vocali e consonanti ben definite pronunciate con toni di voce differenti, in questa fase accade spesso che siano i genitori ad imitare il buffo linguaggio dei figli.
La prima parola che un bimbo pronuncia, dopo il nono mese, è quasi sempre mamma, ma i papà non devono preoccuparsi questo non vuol dire che il bimbo voglia loro meno bene, è soltanto una questione di istinto! Per formulare frasi brevi ma di senso compiuto, però, i genitori devono attendere almeno fino ai due anni.
E’ sicuro, però, non c’è genitore che non conosca perfettamente il significato preciso di ogni singolo gorgheggio del proprio piccolo.
Silvia GALLI
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