Le mamme del web, arrivate in più di 200 da ogni parte d’Italia, hanno lasciato per un giorno le comunità virtuali per un incontro reale ad alto potenziale d’innovazione. L’occasione è stata la quarta edizione del «Mom Camp», il raduno organizzato dalle società di consulenza Hagakure e FattoreMamma che si è svolto sabato 24 settembre a Milano. Le mamme blogger italiane sono quasi tutte ex precarie che hanno perso il posto di lavoro una volta rimaste incinta.
Chiedono a gran voce politiche di welfare più vicine alle donne e intanto si reinventano una nuova vita partendo dalla Rete, mettendo sempre l’ironia al primo posto. Ne sono un esempio Justine e Chiara, le Funky Mamas che promuovono la «rivoluzione del sorriso» e creano a mano stilosi zainetti e bavaglini-bandana.
Oppure Chiara Cecilia Santamaria, che nel suo divertente diario online Machedavvero, diventato da poco un libro, racconta con schiettezza dubbi e sogni di una giovane madre passata «dal Pampero ai Pampers». Perché le mamme «non sono perfette, non sempre amano il loro bimbo a prima vista e a volte, dopo nottate insonni, avrebbero solo voglia di emigrare».
I rapporti virtuali spesso diventano legami profondi. Patrizia Menchiari, bresciana, si occupa di marketing e formazione anche attraverso il blog Mamarketing. Dopo un parto cesareo che l’aveva fortemente provata, ha trovato nella solidarietà delle altre internaute la forza per reagire.
Anna Trecca, 25 anni, ha partorito Chiara quando ne aveva 21. Studentessa-lavoratrice a tempo determinato, è rimasta disoccupata dopo la maternità. “Mi hanno fatto gli auguri per la bambina e poi hanno assunto un uomo al posto mio“. Fidanzata di un batterista che segue nei tour, il suo blog “Tra rock e ninne nanne” è nato come una sorta di autoterapia.
Fuori dalla sala conferenze, i bambini che giocano e i papà. C’è chi ha scoperto di essere sposato con una «scrittrice brillante» solo leggendo i post, e chi appoggia la moglie blogger da dietro le quinte, aiutandola a «liberare il tempo». Uno di questi è Paolo, vicentino, che sta modellando pasta di sale con il piccolo Claudio.
Ma quando si tratta di immaginare un blog al maschile, tutti i papà nell’area giochi affermano di non volerne uno: senza orari fissi, si rischia di dedicargli troppo tempo. Meglio lavorare fuori casa, a contatto con altri colleghi.
Non la pensa così Fabrizio Salvetti, direttore creativo lucchese di quarant’anni. In «Impressioni di un padre in divenire» ha fatto «esplodere» tutto il suo sconvolgimento di fronte alla nascita del figlio: “Non si è mai preparati e oggi ci sentiamo fragili, meno adulti rispetto ai nostri genitori. Cercavo un confronto con padri simili a me. Gli amici maschi diventati papà raccontavano solo di ciò che non potevano più fare. Io invece ho scoperto di poter fare cose nuove”.
La rivoluzione delle madri 2.0 è iniziata. E i papà sono pronti a seguirle.
Marco Poggi