Quando, nell’aprile del 2021, si è diffusa la notizia della morte prematura di Alber Elbaz, il mondo della moda è rimasto attonito. Da più parti si sono levate voci di cordoglio e manifestazioni di stima e amore non solo per il grande artista che è stato, ma anche per l’uomo che è riuscito a portare in un mondo difficile e, talvolta, spietato come il fashion system, sensibilità, onesta e generosità. Con dispiacere e dolore, i colleghi designer, commentando la morte dello stilista di origine israeliana, hanno voluto mettere in luce sì l’eccezionale talento, ma soprattutto l’empatia, la gioia di vivere, l’umanità, l’umiltà e la gentilezza.
Alber Elbaz
E questo suo modo di essere traspariva dalle creazioni che ne raccontavano il senso della bellezza, la visione singolare del mondo, la creatività sfrenata, ma soprattutto l’ironia. Con straordinaria intelligenza e profonda umiltà, Elbaz è riuscito, nei quattordici anni trascorsi come direttore creativo di Lanvin, maison che ha letteralmente proiettato nel nuovo millennio, coniugando i codici estetici della maison con il suo spirito fresco e leggero, ha realizzare abiti che rendevano felici le donne. Citando Pierpaolo Piccioli, Alber Elbaz “Ha saputo infondere la sua anima nel suo lavoro creando un’estetica che parlava così forte della sua colorata, frizzante e intensa gioia di vivere“.
Pillole di storia
Una vita, la sua, passata a disegnare sin da bambino (pare che abbia iniziato tra i sette e gli otto anni), quando precocemente capisce che la moda sarà il suo mestiere. Per questo lascerà Israele, dove lo attendeva una carriera nella medicina, alla volta di New York, dove si formerà tra il 1985 e il 1995, prima di approdare, insieme ad altri giovani talenti come Marc Jacobs e Isaac Mizhari, in Guy Laroche.
A Parigi
Si trasferirà successivamente a Parigi alla corte di Pierre Bergé e Yves Saint Laurent, dove riceverà la sua prima nomina a direttore creativo e dove rimarrà fino al passaggio dell’azienda a Gucci. Dopo un breve passaggio da Krizia, sarà chiamato da Lanvin, dove avrà modo di esprimere al meglio la sua visione. Una moda, la sua, fatta di abiti drappeggiati, orli non finiti, perle e bigiotteria, tulle (materiale prediletto), nastri, gonne ariose e fiocchi, che sono un po’ la sua cifra stilistica.
Alber Elbaz citazioni
Certi che il suo lavoro e il suo carisma non verrano mai dimenticati, ci piace raccontarvelo con alcune delle sue citazioni che ne raccontano il pensiero.
– Lo stile è l’unica cosa che non puoi acquistare. Non è una shopping bag, un’etichetta né un cartellino del prezzo. È qualcosa che si riflette sul mondo a partire dalla nostra anima. È un’emozione.
– Ogni volta che uso il mio istinto, vinco. Ogni volta che penso troppo, perdo.
– Se non è mangiabile, non è cibo. Se non è indossabile, non è moda.
– Non mi piace la perfezione, penso che sia pericolosa. Dopo la perfezione non c’è nulla.
– La moda è importante? È importante parlare di lusso? È davvero importante se indosserai un vestito rosso o no? Alla fine ho pensato: grazie a quella donna è importante. Fai sognare la gente. Fai riflettere la gente. Devi dare loro delle storie. Devi introdurre la fantasia. La moda è il modo in cui li mettiamo al mondo oggi. Questo è il mio lavoro.
– In quest’epoca digitale viviamo attraverso i nostri schermi, documentando ogni momento. Non osserviamo più: filmiamo. Non ascoltiamo più: registriamo. Non parliamo più: postiamo.
Pinella PETRONIO
(Credit ph. @alberelbaz8)