Di body positive si è tanto sentito parlare in questo periodo. Dopo tanti e tanti anni in cui troppe donne si sono vergognate di un corpo non perfetto come quello di tante modelle che affollano le riviste di moda, e sono andate al mare stringendosi nel pareo, sentendosi inadeguate, vulnerabili a sguardi denigratori, vergognandosi della propria cellulite (anzi, talvolta, smettendo proprio di andare al mare) è scattata qualcosa: il bisogno di rivendicare il diritto di essere quello che si è, di amarsi per quello che si è, smettendo di martoriarsi, di offendere quel corpo che invece dovremmo amare perché è quello che ci permette di camminare, di guardare, di scrivere e di pensare.

I marchi che ne hanno fatto una bandiera

Quello che sembra un trend attualissimo, in realtà ha fatto per la prima volta capolino con la campagna pubblicitaria del 2004 di Dove che, in una mostra fotografica a Toronto e in alcuni manifesti affissi per le vie di Germania e Regno Unito, raffigurava donne di ogni corporatura (benché a proposito di questa campagna si sia parlato di donne normali ci rifiutiamo anche soltanto di scriverlo, perché in questo caso bisognerebbe aprire un ulteriore capitolo sul concetto di normalità). Ma ci viene in mente anche Asos che nel 2017 aveva scelto di non cancellare con photoshop le smagliature delle sue modelle, e più recentemente anche H&M, non un neofita di questa filosofia, che ha scelto la modella curvy olandese Jill Megan Kortleve – senza nessun ritocco e nessun inganno – per presentare la collezione di costumi da bagno per l’estate 2019, o ancora Gucci, che per la sua ultima campagna di rossetti, ha scelto il sorriso imperfetto di Dani Miller.

Body Positive, purché non diventi una scusa

Tutto molto bello, giusto e condivisibile, purché il concetto di body positive non diventi un’escamotage. Nato con il nobile scopo di insegnare alle persone – in primis alle donne, forse le più inclini a rincorrere ideali irraggiungibili e ad essere sempre in guerra con il proprio corpo – ad accettarsi per come si è, è stato, infatti, spesso utilizzato come scusa da chi è troppo pigro per prendere in mano la propria vita e migliorarla, da chi spesso tende a lasciarsi andare, senza cercare di cambiare, per poi ritrovare non solo benessere fisico ma anche emotivo.

Every Body is Lovable

A dispetto di ogni scusa, portatore sano del più puro e sincero concetto di body positive è, invece, Lovable, brand in intimo che da oltre cinquant’anni cerca di valorizzare per quello che è il corpo delle donne, facendole sentire belle e a proprio agio con il proprio corpo, qualunque sia la sua forma. La nuova campagna di comunicazione Every Body is Lovable (Ogni corpo – ma anche ciascuno, a seconda che si legga unito o staccato – è adorabile), perfettamente sintetizzata dal claim “Scopri il meglio di te“, nasce con lo scopo di dare valore, attraverso i propri capi di lingerie, all’unicità di ogni donna.

La campagna vuole essere, insomma, essere uno statement in cui ognuno può identificarsi, che esalta i temi do self confidence, positività, benessere e bellezza portandoli ad una dimensione collettiva. Lovable con i suoi prodotti permette a tutti di valorizzare la propria bellezza unica con stile ed eleganza. Diverse storie e fisicità verranno raccontati con aggettivi quali “unique”, “trendy”, “dynamic” e appunto “lovable”. Non ci sono “etichette” fisiche, ma solo qualifiche di carattere emotivo e positivo. Ogni corpo è unico. La rivoluzione è già pienamente esplosa. Adesso dobbiamo solo convincerci a metterla davvero in atto nelle nostre vite.

 

P.P.