Capelli e cappelli per raggiungere l’altare

C’è il classico senza tempo, che sta bene a tutte e non vi farà vergognare di fronte ai vostri figli quando sfoglieranno l’album della cerimonia tra vent’anni: lo chignon. Il vantaggio maggiore che offre resta la possibilità di sistemarlo facilmente durante l’arco della lunga giornata, in più può essere arricchito da una nota romantica come dei fiori freschi o si può conferire un tocco di naturalezza con una ciocca laterale lasciata scivolare sul lato.

Complici i matrimoni reali degli ultimi anni, si sta diffondendo sempre di più la moda di raggiungere l’altare con i capelli sciolti. In questo caso bisognerà adattare la pettinatura alla lunghezza della chioma, variando dalle morbide onde stile anni ’50 alla pettinatura di Patty Pravo negli anni ’60. Si può comunque impreziosire la pettinatura indossando un cerchietto, magari di fiori se la cerimonia è nella bella stagione, ma è da evitare la riga centrale, meglio spostarla leggermente da un lato.

Qualche problema in più si pone per la sposa da fitti capelli ricci, in questo caso sono due le soluzioni possibili. Da una parte c’è la possibilità di raccoglierli: verso l’alto se volete enfatizzarne il volume, in una treccia laterale a spina di pesce se invece volete appiattirli. Dall’altra c’è il riccio esibito con orgoglio e lasciato al naturale, ma in questo caso bisogna definirne l’effetto al meglio, per questo è necessario iniziare dei trattamenti per idratare i capelli con un discreto anticipo sulla data delle nozze.

Altra tendenza che si sta diffondendo è l’utilizzo del cappello, consentito perfino dal manuale del galateo e consigliato da molti stilisti. La regola fondamentale resta quella di doverlo adattare alla forma della propria testa, e ovviamente all’abito della sposa tenendo conto dello stile, del tessuto, del colore. Dite addio alla tesa larga che fa tanto matrimonio del film “Il padrino”, meglio la veletta anni ’20 per ripararsi dal sole per la cerimonia di mattina, un microcappellino spostato sulla fronte per quelle di sera.

Andrea VIGNERI