All’indomani della triste notizia della morte di Karl Lagerfeld che ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo del fashion, ha preso il via Milano Moda Donna che si porta dietro ancora tutto lo sgomento, il dispiace e il cordoglio, che la scomparsa del Kaiser ha portato con sé. Preso atto che lo spettacolo deve sempre continuare, anche quando a lasciarci è un pilastro, mettiamo il naso fuori, per le strade di una Milano che vede per le sue strade una massiccia presenza di buyer, influencer e giornalisti, tutti pronti a vivere un’edizione che sembra promettere bene sin dai suoi primissimi inizi. E con nostro sommo piacere, il primo fatto che ci è saltato evidente agli occhi è che buyer, influencer e giornalisti non hanno omaggiato, con la loro presenza, soltanto i grandi nomi in calendario per questa F/W 2019, ma sono stati presenti anche tra le prime file di giovani designer emergenti e di nomi che hanno iniziato già da qualche anno, e con grande successo, la scalata all’Olimpo della moda.
Arthur Arbesser
Come ad esempio Arthur Arbesser che per la sua collezione F/W 2019 ragiona su un ambiente che gli è familiare e vicino. Musa diventa per lui, il suo studio, posizionato in uno storico palazzo degli Anni ’40 in uno dei quartieri più eleganti e borghesi di Milano, ovvero Sant’Ambrogio. Da questa prima riflessione prende vita una collezione armonica e rigorosa, che sposa i sapori di una vecchia Milano neo-borghese con i suoi accenti più dinamici e movimentati, una collezione in cui gioca un ruolo importante il colore – pieno, saturo e avvolgente -, così come fondamentali sono le geometrie e l’influenza dell’architettura che possiamo ritrovare nelle stampe articolate in griglie che rievocano gli intrecci di abaco e quadri multicolore, cifra di Arbesser.
Moncler
10 capsule. 10 designer. Prosegue, anche per questa Fashion Week F/W 2019 con grande successo il secondo capitolo della saga Moncler Genius, il progetto voluto da Remo Ruffini – CEO e presidente di Moncler -, che evolve rimanendo fedele all’idea iniziale, One house different voices. “Moncler Genius è una risposta ai tempi che stiamo vivendo, è allo stesso momento un insieme di menti creative e un luogo di ispirazione. Ogni Genius opera individualmente e tutti interpretano l’identità di Moncler. Ambienti diversi ospitano visioni creative differenti. Tutte partecipano nel dare forma al messaggio globale di Moncler e il Moncler Genius Building è la loro casa”. Pierpaolo Piccioli & Liya Kebede, Sergio Zambon e Veronica Leoni per 2 Moncler 1952, Sandro Mandrino per 3 Moncler Grenoble, Simone Rocha, Craig Green, Matthew Williams di 1017 ALYX 9SM, Richard Quinn, Fragment Hiroshi Fujiwara, Palm Angels, Francesco Ragazzi e Poldo Dog Couture, questi i best player chiamati a sposare e portare avanti l’idea di Ruffini, che ha voluto rendere omaggio a Milano, scegliendo gli spazi riqualificati dei Magazzini Raccordati di Via Ferrante Aporti, presso la Stazione Centrale, come location emblema di inclusività.
Max Mara
Quando pensi di sapere già cosa tutto. Quando pensi di sapere cosa ti aspetterà aspetterà. Quando sei sicuro di vedere classe, eleganza e va bene così, arriva Max Mara e ti sorprende con una prima uscita dalle nuance vitaminiche e pop: tre total look – dolcevita su pencil skirt, cardigan sovrapposto al cappotto e altissimi cuissardes – nei toni del blu royal, giallo limone e verde acqua. Non manca ovviamente il color cammello in tutte le sue sfumature, ma anche tanto nero e stampe tirate fuori dal baule dell’archivio storico della maison, tutte mescolate tra di loro (tweed, check, cocco e zebra), mentre la silhouette risulta rilassata e decontratta, le spalle enfatizzate. L’idea è quella di una donna che ricerca il glamour, trascendendo la moda e le tendenze, una donna consapevole, libera e felice, carica di ottimismo. “Essere libere di poter indossare qualsiasi cosa si ritenga appropriato per essere se stesse”, affidandoci alle parole di Roxane Gay, potrebbe essere questa, in estrema sintesi, l’idea dietro alla FW 2019 di Max Mara.
Emporio Armani
La passerella di Re Giorgio si accende di rosso, a partire dall’iconica aquila, simbolo della maison e logo storio di Emporio Armani, che sovrasta benevola la passerella, proseguendo con la teoria di abiti che prima puntellano le uscite iniziali, e infine dominano quella finale. “È un messaggio semplice e accattivante, un colore che possono portare tutte le donne, a tutte le età”, dice Giorgio Armani, che porta in passerella una collezione forte e sensuale, che vuole essere un nuovo punto di partenza. “Il rosso azzerava tutto il resto, tutto quello che si vede in giro. Quel tanto che diventa troppo per dare un taglio e tornare a un messaggio più preciso”. Tantissimo rosso, quindi, ma largo anche al nero e tocchi di bianco accesi da grafismi. Sfilano T-shirt con il logo del brand, mini abiti drappeggiati, faux fur abbinati a pantaloni di latex, completi androgini in opulento velluto e poi ancora bomber e felpe.
Pinella PETRONIO